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sabato 31 maggio 2008

Campi rom bruciati, "Quanta solitudine dopo quei roghi"

 

Terra bruciata, al posto delle povere baracche rom. Cenere e carbone, dove fino a qualche giorno fa c´era vita e sofferenza. A Ponticelli non c´è più un nomade. Fuggiti tutti. Ma la furia della gente si accanisce ancora contro di loro. Contro quel che hanno lasciato scappando quindici giorni fa. Ieri mattina l´ennesimo incendio ha ridotto in polvere uno dei sette campi rom di Ponticelli. Stavolta è toccato all´accampamento di via Virginia Woolf. Divorato dalle fiamme per oltre quattro ore. Dalle 8 del mattino, quando i vandali - probabilmente in motorino - hanno appiccato il fuoco. Lanciando almeno una bottiglia molotov oltre le erbacce che delimitano il campo. Un altro incendio dopo i temi choc di alcuni ragazzi dell´istituto San Giovanni Bosco. Ora i bambini reagiscono agli scritti dei loro compagni: «Non siamo razzisti», dicono.

Qui, su via Virginia Woolf, di nomadi ce n´erano 70 fino a due settimane fa. Il campo era cresciuto negli ultimi mesi, e parallelamente erano cresciute le proteste degli abitanti della zona. In più di un condominio i residenti si erano consultati alla ricerca di un modo per mandarli via. Da questo clima sul quale ha soffiato la camorra, oltre che dagli interessi economici sulla zona, sono venute le rappresaglie prima, gli incendi dopo. Basta un fiammifero per dare alle fiamme le baracche abbandonate dai rom. Il che rende più difficile anche il compito degli agenti di polizia, a caccia di chi ancora ieri faceva terra bruciata per garantirsi il non ritorno dei nomadi. «E questo incendio non sarà l´ultimo, qui a Ponticelli». La furia di chi si accanisce contro i rom non viene tenuta a freno dal passaggio di qualche pattuglia della polizia. E neppure dalle indagini della Digos, che su Ponticelli è stata chiamata ancora a verificare l´accaduto e ad individuare i responsabili delle violenze. Che ora si accaniscono contro le cianfrusaglie abbandonate dalle famiglie in fuga, contro le baracche che potrebbero offrire rifugio a qualcun altro. Ma quello di ieri è rogo doloso, dicono gli inquirenti.



«Io sono rimasto a Napoli con la mia famiglia, ma ora ho paura per i miei figli» racconta Marion, uno dei rom fuggiti precipitosamente via da Ponticelli. «I miei amici sono stati picchiati, gli hanno incendiato tutto», racconta. «Quella ragazza che ha tentato di rapire il neonato - continua - ci ha rovinato. Ci ha messi tutti nei guai. Ma è sbagliato prendersela con tutti: deve pagare chi sbaglia. La polizia deve arrestare chi ruba i soldi, chi rapisce i bambini. Tutti gli altri non c´entrano. Ora invece la gente ci dice che siamo sporchi, che siamo cattivi, ma noi rom non siamo tutti uguali». «Io - continua - ho sempre lavorato come muratore o come bracciante nelle campagne. Ed anche se temo per i miei figli resto qui perché in Romania dove lo trovo un lavoro?»

Sepe condanna le violenze

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