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Sono nato e vivo in una città che odio e amo : Napoli

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venerdì 29 febbraio 2008

Björk , Video Art Clip

Sul sito XL, mensile del gruppo Repubblica-Espresso, ho trovato questo video della cantante norvegese björk . Consiglio agli appassionati dell'artista di visitare anche il sito del regista che ha realizzato la clip. Nick

di Francesco Lucca

Un brivido accompagna per tutto il tempo le immagini di Declare Independence, visionaria clip organizzata da Michel Gondry per il nuovo singolo di Bjö rk uscito il 1 gennaio. Un vero e proprio happening per uno dei pezzi punk più energici degli ultimi anni, quello tratto dal recente album Volta della cantante islandese. Il pensiero va subito a The Brig del Living Theatre e la percezione dell'avvenimento in tempo reale persiste dall'inizio alla fine, come se la macchina da presa fosse stata accesa a caso, riprendendo in modalità del tutto casuale quattro minuti di un accadimento che è ancora lì, e sempre lì rimarrà. Il loop delle dipendenze del resto non è, di fatto, sempre attivo nel mondo reale?

In circolazione da circa un mese, il video in questione riunisce il regista francese e la performer per la settima volta. I due insieme hanno dato vita a indimenticabili video come quelli girati per Human Behaviour, Isobel, Hyperballad e Joga. Inutile citare poi la sterminata videografia di Gondry, ben noto per i suoi lavori con Chemical Brothers (Let Forever Be), Daft Punk Around The World, Radiohead, White Stripes e Massive Attack. Prodotto dalla casa londinese Partizan per la One Little Indian, Declare Independence vede coinvolti anche l'art director Tim Rossiter e l'editor Matt Goldman.

In Rete:

Björk - Sito ufficiale
Michel Gondry - Sito ufficiale
Partizan.com

Björk / Wellhart/One Little Indian
A cura di Kataweb

Dopo Festival

Questo video che vi propongo è un sketch che vede Elio e le storie tese insieme a Sergio Cammariere, in un divertentissimo dopo festival, forse la cosa più riuscita di questa ennesima edizione di canzoni che ogni anno ci viene proposto dal palcoscenico di Sanremo

giovedì 28 febbraio 2008

Digital Comics Online





Per gli appassionati di fumetti (specie i super eroi), la MARVEL COMICS ha realizzato un servizio di comics digitali da poter sfogliare online. Il servizio è in abbonamento. Tramite carta di credito si possono scegliere due tipi di contratto: uno mensile di circa 10 euro ,o un'altro annuale di circa 50 euro. Tutto sommato è un prezzo accettabile, visto l'enorme catalogo che mette a disposizione. Anche in questo caso la Marvel è più in avanti di altre case editrici di fumetti e con questo eccellente servizio, si dimostra ancora una volta di essere davvero la "casa delle idee": http://www.marvel.com/ . Nick

Downlovers



Per chi ama la musica e la vuole scaricare legalmente, c'è un sito che la offre gratis http://www.downlovers.it/, in cambio di pochi secondi di pubblicità. Basta registrarsi e in base ai propri gusti musicali c'è un comodo "cerca" fatto apposta per trovare brani, artisti e album. Io, ci sono andato è vi assicuro che funziona. I pezzi si scaricano nel formato wma, e la prima volta per farli funzionare bisogna essere collegati in rete per poter avere la licenza d'uso tramite il mediaplayer 11 di Windows , poi si possono masterizzare su un cd audio, e volendo, con lo stesso cd e il mediaplayer ,i file da wma si possono convertire in mp3. Sono stato chiaro ? Nel dubbio visitare il sito cliccando su titolo del Post o sul link. Nick

martedì 26 febbraio 2008

Selznick e i suoi disegni, che piacciono a Scorsese




























Se un libro a fumetti è interamente inspirato al cinema, può succedere, che torni in qualche modo di nuovo al cinema. così è successo a l'invenzione di Hugo Cabaret, opera adulta e gigante (anche se destinata ai bambini) di Brian Selznick, autore americano di storie per ragazzi, classe 66 e molto romanticismo.
La storia di questo orfano, che vive nella metropolitana di Parigi (custode di orologi per passione e ladro per necessità), ha colpito Martin Scorsese, che ha comprato i diritti del libro per realizzarne un colossal di fantasia.
Di Questo cinema che diventa un fumetto e di questo fumetto che diventa un film, dirà Brian Selznick ai molti bambini che partecipano al festival di letteratura per ragazzi Minimondi ( che si tiene a Parma fino al 9 Marzo). <<>> racconta Selznick. La prima è quella di Georges Melies e del suo stupefacente
Viaggio sulla luna del 1902. Durante la preparazione del libro scoprii che, in un certo momento della sua vita Melies aveva anche fatto il mago, e che da vecchio aveva aperto un negozio di giocattoli, in una stazione dei treni di Parigi. Così, tutto questo, i giocattoli, i treni, la magia, sono finiti nel mio libro>>.
Il libro di Selznick è un libro commovente è trasognato, con dentro l'infanzia sensibile e aspra di Truffaut ma anche quella di Charles Dickens, non meno aspra. <<>>.

lunedì 25 febbraio 2008

Festival di Sanremo








Oggi inizia il festival di Sanremo
Come ogni anno lo vedrò con curiosità, più per lo spettacolo in se stesso che per la qualità delle canzoni che come al solito sarà scadente. Ormai guardare il festival è diventato più una questione di gossip che di vero interesse per le canzoni che esso propone, e per quando lo possiamo criticare alla fine la curiosità di vederne cantate almeno un paio c'è sempre, specie per quelli come me, che amano la buona musica. E' anche vero che alcune volte il "festival dei fiori" ci ha regalato dei piccoli gioielli: penso a "Sentimento" degli Avion Travel o "Almeno tu nell'universo" di Mia Martini, o ancora; "Di sole e di azzurro" di Giorgia. Altre c'e ne saranno state sicuramente, ma nel complesso la maggior parte dei pezzi vengono dimenticati, ho per meglio dire, il sottoscritto non se ne ricorda molti. Comunque la pensiate in merito, è indubbio che oramai il festival rappresenti una sorta di "Made in Italy". Nel bene e nel male. Nick

Il Litigio. Poesia di Simone (anni 10)





N
el cielo grigio
ci sono due nuvole
che fanno un grosso litigio.
Una dice:
lasciami stare,non voglio scoppiare.
L'altra risponde:
ma che scoppi e scoppi
vattene, non voglio intoppi.
Arriva il sole e dice:
basta ! Non dovete più litigare, altrimenti
vi faccio evaporare.

Poesia di
Simone (mio figlio)

domenica 24 febbraio 2008

Julia - G. Berardi


















Julia - Bonelli Editore-, è in assoluto tra i fumetti italiani , il mio preferito. L'autore, Giancarlo Berardi è conosciuto come il papà di Ken Parker , uno dei fumetti che ha segnato la storia delle strisce disegnate in Italia. Senza ombra di dubbio, Berardi con la sua bravura di scrittore ha contribuito notevolmente alla caratterizzazione del personaggio che vi sto presentando. Se amate le storie ben scritte, aldilà degli stereotipi che spesso caratterizzano i personaggi delle serie, Julia è il romanzo a fumetti che fa per voi. Io lo definisco "Romanzo" perché credo che le storie scritte da questo autore siano qualcosa che va "oltre" le normali storie di tanti comics che vengono proposti sul mercato. La bravura di Berardi sta anche nel fatto che i personaggi sono curati sotto ogni aspetto, sia di natura psicologica che biografica. Le storie sono ricche di dettagli e ogni particolare che viene descritto non è mai fine a se stesso. Ogni vignetta che il disegnatore di turno deve illustrare e composta con un accuratezza certosina e mai banale. I personaggi "minori", anche'essi sono ritratti con cura. Tutto questo rende la scrittura dei fumetti prodotti da quest'artista, che personalmente reputo straordinario nel panorama del nostro paese, ai livelli di molti romanzi scritti e per questo definiti "superiori" a quelli disegnati, ma come dicevo sopra, Berardi con le sue storie smentisce questo luogo comune che vuole che il fumetto sia considerato un'arte minore. Nick

Addio sole
























Ecco una notizia che ci farà stare tutti più allegri...

Secondo uno studio di ricercatori dell'univesità del Sussex
fra 7 miliardi di anni sarà senza energia. La terra dovrebbe sopravvivere
Addio sole, ecco come morirà
diventerà una piccola stella


Addio sole, ecco come morirà
diventerà una piccola stella

ROMA - Sarà una lotta per la sopravvivenza. Il Sole diventerà un mostro centinaia di volte più grande di oggi e la Terra cercherà di sfuggirgli lasciando la sua orbita per spostarsi verso l'esterno del sistema solare. Poi l'atto finale: se il nostro pianeta riuscirà ad agganciarsi alla forza di gravità di un gruppo di asteroidi, allora potrà sopravvivere quasi in eterno. Altrimenti verrà fagocitata nell'ultimo sussulto del Sole.

Questa è la storia della fine dei tempi, almeno per quel che riguarda il nostro sistema solare, come è stata ricostruita con dettagli mai ottenuti finora dai ricercatori dell'Università del Sussex (Gran Bretagna) e pubblicata su Astrophysics. La ricostruzione è stata realizzata studiando nei particolari come si sono evolute sei stelle a noi vicine e che assomigliano in tutto e per tutto al nostro Sole.

Nessuna paura, tuttavia, per questi drammatica ricostruzione: ciò di cui stiamo parlando avverrà tra 6-7 miliardi di anni, quando l'umanità, molto probabilmente, avrà già lasciato il nostro pianeta per raggiungere mondi più ospitali. Il nostro Sole è una stella che ha una vita di circa 13 miliardi di anni e poiché circa 5 sono già trascorsi dalla sua nascita, la sua agonia inizierà tra 5 miliardi di anni. A quel punto inizierà a "morire" perché nel nucleo non vi sarà più idrogeno, la cui fusione oggi produce energia.

La stella inizierà allora a bruciare l'idrogeno che si trova negli strati più esterni; per questo motivo il Sole si espanderà fino ad assumere un diametro 250 volte superiore a quello di oggi. Ma la Terra ce la farà a fuggire dal mostro in crescita. Spiega Robert Smith, che ha guidato la ricerca: "Durante la fase di agonia il Sole perderà parte della sua massa e di conseguenza la forza d'attrazione diminuirà. In tal modo la Terra tenderà ad allontanarsi dalla sua orbita attuale".

Tuttavia la parte più esterna dell'atmosfera del Sole, che sarà estremamente tenue e quasi impercettibile, raggiungerà comunque la Terra rendendo la vita impossibile. I mari evaporeranno riempiendo l'atmosfera di vapore acqueo, un potente gas serra, che porterà la temperatura a livelli impossibili per la vita dell'uomo, se mai esisterà ancora.

Il Sole, poi, si ridimensionerà finché la pressione dei gas non innescherà le reazioni nucleari che trasformeranno l'elio in carbonio e ossigeno. Quando anche l'elio sarà terminato si avrà una nuova espansione della stella che potrebbe raggiungere la Terra nella sua nuova orbita e vaporizzarla. Nessuna possibilità di scampo? "No, una esiste - spiega Smith - Se la Terra dovesse ricevere dagli asteroidi una piccola correzione della sua orbita, ad esempio una volta ogni 6.000 anni, essa potrebbe allontanarsi così tanto dal Sole da sopravvivere anche all'ultimo sussulto".

Terminata questa fase il Sole si ritrarrà di nuovo fino a diventare una piccola stella chiamata "nana bianca". Non emetterà più energia e i pianeti diverranno giganteschi massi e bolle di gas del tutto inerti che forse continueranno a ruotare attorno alla loro stella ormai morta o forse si allontaneranno per sempre per perdersi nella galassia.

Ovviamente se l'umanità non avrà provveduto per tempo a lasciare il sistema solare di essa non vi sarà più alcuna traccia. Eventuali alieni potrebbero trovare indizi della nostra esistenza solo se intercetteranno le sonde che avremo lanciato per studiare il sistema solare da più lontano.

Che Bello !







Giravo
sulla rete per curiosare tra le varie novità tecnologiche, questa che presento qui mi sembra davvero un prodotto valido, appena l'ho visto ho esclamato "che bello ! ".
Bisogna dire che il prezzo non è certo per tutte le tasche, anzi in questi tempi di recessione economica pochi eletti se lo possono permettere. Comunque, resta il fatto che è bello e su questo non ci piove. In questi giorni è sul mercato un PC tascabile che è stato ideato dall' Asus : l'"Eee PC". Su questo blog potrete trovare un video che ne dimostra le capacità di tenuta alle cadute. Certo non ha niente a che vedere con questo della Sony, ma mi sembra un prodotto comunque interessante, almeno per chi dispone di pochi soldi (visto che costa poco, appena 300 euro) e che comunque è interessato all'utilizzo dell'informatica. Nick



(N.B. Versione Sistema operativo e tastiera UK inglese) Schermo a cristalli liquidi X-black da 4.5" WSVGA (1024 x 600) con tecnologia LED Windows Vista™ Business originale Processore Intel® Core™ Solo Ultra Low Voltage 1 GB di RAM Disco rigido da 32 GB (memoria flash) Tastiera da 64 tasti US QWERTY . Con un peso di soli 486 grammi, VAIO UX è una meraviglia in miniatura. Sony ha unito la propria esperienza nel design e nell'innovazione tecnica in un prodotto elegante, studiato per aprire nuove ed eccitanti opportunità per i professionisti in movimento e i fanatici dell'intrattenimento. Adesso potrai davvero avere tutto l'ufficio a portata di mano e portare i tuoi hobby sempre con te. Tuttavia, nonostante le dimensioni ridotte, VAIO UX non è un peso leggero in fatto di prestazioni. Questo potente Micro PC sfrutta il processore Intel® Core™ Solo Ultra Low Voltage per garantire elaborazione potente e lunga durata della batteria. Il PC è anche dotato di display WSVGA da 4,5" ad alta densità con tecnologia X-black per immagini perfette, altoparlante e tastiera integrati, due fotocamere e il nuovo sistema operativo Microsoft® Windows® Vista™ Business per lavorare o divertirti comodamente in autobus, in albergo o mentre aspetti il tuo volo in aeroporto. Tecnologia mobile Intel® Centrino® con processore Intel® Core™ Solo Ultra Low Voltage U1500 (2 MB di cache livello 2, 1,33 GHz e bus Frontside da 533 MHz) e connessione di rete Intel® PRO/Wireless 802.11a/b/g Windows Vista™ Business autentico (!!! versione inglese !!!) Disco rigido da 32 GB (memoria flash) Memoria: SDRAM DDR2-533 da 1 GB (1024 MB integrato), massimo 1 GB SDRAM DDR2-533 Display a cristalli liquidi touch panel X-black WSVGA da 4,5 pollici (1024 x 600) con tecnologia a LED Scheda Grafica Intel® Graphics Media Accelerator 950 con 224 MB di Memoria Totale disponibile 2 fotocamere digitali incorporate "Motion Eye" (anteriore: 0,3 megapixel e posteriore: 1,3 megapixel) Riconoscimento delle impronte digitali Wireless LAN 802.11a/b/g; Tecnologia Bluetooth 1 porta USB 2.0 Tastiera da 64 tasti US QWERTY; dispositivo di puntamento; microfono incorporato Tasti azione: mouse a sinistra, mouse a destra, scorrimento, zoom in/out, acquisizione, tasto centrale, accensione/spegnimento Wireless LAN, VAIO Touch Launcher Accessori in dotazione: Penna stilo; custodia morbida; tracolla; adattatore VGA/LAN - Ethernet, uscita VGA e uscita A/V Docking station (VGP-PRUX1, incluso): 3 porte USB 2.0 Connettore VGA iLink™ 4 pin Fast Ethernet 10BASE-T/100BASE-TX (RJ-45) Centrino, Centrino Logo, Core Inside, Intel, Intel Logo, Intel Core, Solo, Intel Inside e Intel Inside Logo sono marchi o marchi registrati di Intel Corporation o di società controllate da Intel negli Stati Uniti o in altri Paesi. Microsoft, Windows e Vista sono marchi o marchi registrati di Intel Corporation negli Stati Uniti e/o in altri Paesi.

Visita allo zoo

Questa mattina sono stato, insieme a mio figlio Simone, allo Zoo di Napoli. Fin qui niente di speciale. Tutti vanno allo Zoo, o quasi... in verità erano diversi anni che non ci andavo. Devo dire che da un lato mi dispiace vedere gli animali in gabbia e non liberi nel loro habitat naturale. D'altronde non è così in tutti i paesi del mondo ?... la cosa che mi fa indignare è anche la scarsa educazione dei miei concittadini nei loro confronti ( non tutti i napoletani sono incivili - e meno male - ). Mio figlio, e io stesso più di una volta abbiamo fatto notare ad alcune persone che non dovevano gettare del cibo nelle gabbie, che era severamente vietato, ma sembrava che stessimo parlando ad un muro... ma passiamo ad altro : lo zoo, purtroppo, è ancora incompleto , nonostante il prezzo, che mi è sembrato, abbastanza completo invece: io e Simo abbiamo speso 10 euro per entrare. Comunque sarebbe il caso che lo rendessero più funzionante, soprattutto nei servizi igienici - che lasciavano molto a desiderare. Ho scattato alcune foto con una macchinetta digitale della H.P. Per adesso e con questa e con un telefonino Nokia 6288 che giro per la mia città a scattare le immagini. Le foto le carico sul web con il software Picasa 2 . In questo mio Blog carico il link sul post del giorno che cliccandoci sopra porta alla pagina online dove si possono ammirare ( ehm...) le Mie Foto. Nick

Visita allo zoo

sabato 23 febbraio 2008

Biografia Pino Daniele

In attesa dell'evento musicale del 2008 "Vai Mò Reunion", ecco una picccola biografia del "Nero a Metà napoletano" Pino Daniele :

Nato a Napoli il 19 marzo 1955, chitarrista autodidatta, Pino Daniele si esercita dapprima nei suoi studi di chitarra classica, per poi dedicarsi negli anni '70 al blues e latin-jazz.
La tradizione musicale e culturale napoletana influenza fortemente la sua musica conferendole quel preciso carattere di fusione tra tradizione e modernità, già presente nel suo primo album "Terra Mia" (1977) e nel successivo "Pino Daniele" (1979). La popolarità giunge nel 1980 con l'album "Nero a metà" che dà vita alla nuova canzone napoletana: una melodia tipicamente mediterranea. Nel 1981 esce l'album "Vai mò" e l'anno seguente Pino Daniele indirizza i suoi esperimenti musicali verso sonorità internazionali decisamente avanti rispetto al suo tempo, con il risultato di "Bella 'mbriana" che dà inizio a collaborazioni con ospiti quali Alphonso Johnson e Wayne Shorter, recuperando contemporaneamente frasi e personaggi dimenticati della tradizione partenopea.
Diventa rapidamente uno dei musicisti italiani più conosciuti nel mondo: nel 1980 ha fatto da apripista al concerto milanese di Bob Marley, per il suo sound meticcio si aprono le porte dei teatri cubani, dei festival jazz più prestigiosi, persino dell'Olympia a Parigi. Dopo "Musicante" (1984), esce il doppio album dal vivo "Live sciò", con tutti i passaggi fondamentali nella carriera di Pino, tra cui le registrazioni dal Festival di Montreaux, e dai concerti in Canada, dall'Olympia di Parigi e dall'Arena di Verona. L'anno seguente vede la pubblicazione di un nuovo album, "Ferryboat", e l'incontro con Ritchie Havens, uno dei protagonisti di Woodstock, che porta alla creazione di un album di grande successo in Italia come "Common ground".
L'interesse di Pino per il jazz e la musica etnica nasce dai suoi esperimenti in nuove forme di espressione. Le esperienze musicali accumulate durante i tour Europei, specialmente quelli in Francia, portano a "Bonne Soirée" (1987), album caratterizzato da un chiaro sapore mediterraneo che rivela l'interesse di Pino per l'arab rock. La ricerca del tocco mediterraneo, mescolata a suoni africani, è presente anche in "Schizzechea with love" del 1988, anno in cui esce anche la colonna sonora del film di Massimo Troisi "Le vie del Signore sono finite": per l'amico Daniele firma anche le musiche per "Ricomincio da tre" e "Pensavo fosse amore invece era un calesse".
Nel 1989 l'album "Mascalzone latino", forte della dedica alla Magnani di "Anna verrà", segna il ritorno a suoni più acustici e, come già successo al suo terzo album, regala un nuovo soprannome al cantautore, come succederà anche nel 1991 con "Un uomo in blues" (Mick Goodrick tra gli ospiti, singolo di successo "'O scarrafone"), seguito l'anno successivo da "Sotto 'o sole", una raccolta di pezzi antichi riarrangiati e ri-registrati ed arricchiti da perle melodiche come "Quando". Il 1993 è un anno significativo, grazie al successo di "Che Dio ti benedica", un album che contiene, fra gli altri, due pezzi scritti e prodotti da Chick Corea, Pino torna in testa alle classifiche e torna anche a suonare dal vivo, il grande successo del tour porta alla realizzazione del live "E sona mò", registrato allo Stadio di Cava de' Tirreni con Carol Steel alle percussioni di fronte a 80.000 persone.

"Non calpestare i fiori nel deserto" (1995) segna un nuovo ritorno alla musica internazionale propria di Pino, alla cui corte ci sono questa volta Irene Grandi e Jovanotti.
L'album raggiunge i numeri uno di tutte le classifiche (a fine anno il suo risulta l'album più venduto con oltre 800.000 copie). Pino vince il popolare Festivalbar e riscontra un notevole successo con tre tournée, tra le quali l'ultima in coppia con Pat Metheny.
Su questo fronte vanno ricordati almeno altre due celebrate collaborazioni dal vivo: quella del 1994 con Eros Ramazzotti e Jovanotti e quella del 2002 con Ron, Francesco De Gregori e Fiorella Mannoia, solo quest'ultima testimoniata anche su cd e dvd.
"Dimmi cosa succede sulla terra", pubblicato il 12 marzo 1997, vince 10 dischi di Platino e l'edizione ‘97 del Festivalbar, forte anche dell'apporto di Giorgia con la quale ha prodotto il fortunato album "Mangio troppa cioccolata", Noa e di Raiz degli Almamegretta. Anche qui Pino affronta due tour di enorme successo: il primo copre tutti i Palasport, il secondo è un tour estivo per gli stadi; entrambi riscontrano il tutto esaurito.
Il 1998 è ufficialmente l'anno di maggior successo per la carriera artistica di Pino; esce "The best of Pino Daniele - Yes I know my way", in cui uno dei primi hit del musicista conosce nuova vita con la collaborazione dei Simple Minds. Nessuna tournée questa volta ma un'unica data allo stadio San Paolo di Napoli. Un grande trionfo davanti a 90.000 persone. La discografia ufficiale di Pino raggiunge quota 19 con l'album "Come un gelato all'equatore" del 1999. Un progetto senza frontiere che concepisce la musica del nuovo millennio ispirata dalla grande tradizione mediterranea.
Il 16 Febbraio 2001 esce il primo progetto con la SonyBMG: "Medina", che riporta la rotta compositiva sulla rotta mediterranea, fondendo tradizione nordafricana, melodia italiana e rap napoletano, con la partecipazione del griot Salif Keita, del franco-algerino Faudel, del tunisino Lotfi Bushnaq e dei 99 Posse. Il progetto è co-prodotto con Mike Mainieri con il quale Pino ha sempre avuto un legame artistico molto forte.
Il Medina Tour 2001 vede Pino con una band tutta al femminile guidata da Rachel Z, un grande riscontro di pubblico e concerti di successo nelle cornici molto suggestive degli anfiteatri mediterranei, come raccontato nell'album live "Concerto”. "Pino Daniele project - Passi d'autore" (2004) ipotizza una nuova strada madrigalistica sulla scia dell'amato Gesualdo Da Venosa, come già lasciava intravedere l'ultima traccia del disco precedente, con un ensemble di voci classiche che si misura col suono moderno; il jazz di Peter Erskine alla batteria, Alan Pasqua al piano e Dave Carpenter al contrabbasso danno al progetto un sapore raffinato. "Iguana café" (2005) vira ancora, questa volta verso la musica latina, tra “Patricia” di Perez Prado e “It’s now or never”, versione Elvis Presley di "'O sole mio", quasi un ritorno a casa, come segnala anche il ritorno alla scrittura in dialetto in "Serenata a fronn' 'e limone" .
il 16 febbraio 2007 esce “IL MIO NOME È PINO DANIELE e vivo qui” partecipano come ospiti Giorgia, Tony Esposito ed il Peter Erskine Trio

Per ulteriori info visitate il sito ufficiale : http://www.pinodaniele.com/

Eee PC ASUS

Per chi volesse sapere come reagisce a vari test, il nuovo Eee pc dell' Asus , ecco qui un video pensato apposta per l'occasione. Nick

venerdì 22 febbraio 2008

Passeggiando per il Porto Pozzuoli

Passeggiando per il Porto di Pozzuoli


Cliccando sulla foto si arriva sul portale di Picasa, dove si possono vedere altre foto scattate al Porto. Foto realizzate con un tel. Nokia 6288. Nick

mercoledì 20 febbraio 2008

A Beautiful Mind















C
on il programma "Nero Recode" del software Nero 7, ho convertito e trasferito sul mio Ipod Video, un film eccezionale prestatomi dalla cugina di mia moglie. "A Beautiful Mind", con uno straordinario Russell Crowe. Consiglio a tutti gli appassionati del buon cinema d'autore di non perdere la visione di questo film. Mi sono emozionato come non facevo da tempo, ed il film, recitato benissimo da tutto il cast, ha anche un ottimo ritmo narrativo, pur affrontando una tematica di non facile approccio. Non voglio svelare la trama per non far perdere l'occasione a chi non l'ha ancora visto di correre in una videoteca per vederselo. Per chi l'ha gia visto, credo che conferirà sicuramente con il sottoscritto per il giudizio entusiastico che ha provato nel vederselo. Che dire? Buona visione a tutti !.Un Nick davvero contento di segnalere su questo blog un capolavoro come questo film.

martedì 19 febbraio 2008

InuYasha - Papercute

Questo video con sottofondo musicale dei linkin Park rappresenta un genere che piace molto a mio figlio Simone. Come dire,ogni generazione ha i suoi miti e i Linkin Park e altre band sono esattemente lo specchio di quest'ultima, di ragazzi cresciuti con le serie televisive delle anime giapponesi e i fumetti manga.Il genere musicale in questione fa spesso da colonna sonora alle avventure degli eroi dagli occhi di mandorla, infatti, vedo che il mio ragazzo va a guardare su You Tube i video composti d'appasionati di queste serie animate -le storie delle avventure televisive- i video sono sempre accompagnati da sottofondi musicali tratti da album di gruppi musicali come i Linkin Park, Chemical Romance e altre "Band Giovanili". Si puo dire che è in atto, attraverso Internet una sorta di relazione transnazionale di videomontaggi, composti dai due elementi che ho sopra descritto. Mi sembra che sia anche un nuovo sistema di comunicazione giovanile da studiare e approfondire, per capirne anche gli effetti di sviluppo sociale, per molti versi inedito, almeno al mondo dei "grandi". Nick , un genitore curioso.

Adele - Chasing Pavements

Questa canzone piace molto a mia moglie Silvia. In verità non è che mi entusiasma molto, non è esattamente il genere che preferisco, però devo dire che il video è fatto bene e mi sembra anche significativo. Nick

lunedì 18 febbraio 2008

Un Nuovo Socialismo


Il tema centrale di questo articolo di Giorgio Bocca è, a mio giudizio fondamentale, per capire dove stiamo andando e quali soluzioni adottare. Chi sa offrire ricette diverse da questa? meditiamo gente, meditiamo... Nick

Un nuovo socialismo

Il libero mercato sta portandoci all'autodistruzione, perché il mondo non ha più posto per tutti i desideri e per tutti i soprusi. Al suo posto il socialismo della sopravvivenza arriverà, speriamo, al mercato possibile

La borsa di Milano
Sui giornali e alla televisione continua l'elogio del libero mercato, cioè di qualcosa che non esiste, smentito dalla realtà. E mentre si celebra la morte delle ideologie, delle utopie, delle promesse ingannevoli, sale il concerto di lodi al 'capitalismo natura', cioè la corsa al profitto come unico premio ai cittadini laboriosi e unico freno ai pigri e ai disonesti. La giustificazione ripetuta sino alla noia è il solito così siam fatti o così fan tutti. Basta aprire gli occhi e guardare cosa succede nel nostro Paese e nel mondo per capire che questo libero mercato non è libera concorrenza, ma uno scontro di giganti che dispongono di montagne di miliardi e dell'appoggio dei politici al potere, non libero mercato, ma spartizione tra i più forti.

E allora, perché appendergli addosso virtù che non ha e nascondere anche i difetti più macroscopici? Il libero mercato, nel senso di un mercato senza regole che può portare alla fine del genere umano, è la filosofia delle alluvioni, dei terremoti: venir trascinati verso la rovina universale continuando a dire che si tratta di un processo naturale e benefico.

Il libero mercato come selezione dei migliori? Quel che succede realmente in Italia è l'esatto contrario, la corsa al profitto seleziona i peggiori: ci sono province nel nostro Meridione in cui il ceto dirigente, la borghesia al potere negli uffici e nelle industrie, quella che dovrebbe combattere le associazioni malavitose, diventa Mafia, crea la nuova società capovolta dove sono premiati i delinquenti e puniti gli onesti.

Dal libero mercato si passa al partito degli affari, dallo Stato di diritto allo Stato mafioso dove a comandare sono le associazioni dei furbi e ladri. La decomposizione dello Stato di diritto è manifesto: l'applauso del Parlamento a un deputato che difende l'impunità sua e della sua casta, il perdurante e crescente elogio del 'martire' Craxi, cioè del politico che ha creato il sistema delle 'dazioni', i pedaggi che la politica pretende dalla società civile, un politico condannato in modo definitivo dai tribunali della Repubblica, uno che considerava giusto e normale usare ai suoi fini personali i miliardi delle aziende di Stato. Difeso e lodato dal partito degli affari perché aveva ridotto la politica a un affare.


A volte si ha l'impressione che si avvicini la catastrofe finale. La vergognosa vicenda napoletana di una grande città sommersa dalla spazzatura perché i furbi e i ladri per fare soldi non hanno voluto spazzarla via, indica però la via a un socialismo nuovo, non più utopico e romantico, non più evangelico e filantropico, ma da stato di necessità. Un socialismo obbligatorio che s'imporrà per la sopravvivenza, perché il mondo ha dei limiti, perché non ha più posto per tutti i desideri e tutti i soprusi.

Il libero mercato sta portandoci all'autodistruzione: se non provvedi a rimuovere la tua spazzatura, te la ritrovi sulla porta di casa. Il rimedio dei ricchi di passare le loro spazzature ai poveri non è più facile e indolore.

Al posto del libero mercato il socialismo della sopravvivenza arriverà, speriamo, al mercato possibile. Mettendo fine al mercato libero dell'autodistruzione, degli sprechi, dei furti, per passare al mercato ragionevole dei consumi compatibili con le risorse, del benessere esente dagli sprechi e dalle competizioni insensate. E alla rinuncia a una cultura di stampo militare, fatta di continue conquiste e di continui riarmi.

Altan

Altan, è uno dei miei vignettisti preferiti. Sul numero dell'Espresso di questa settimana ho trovato come splash page questa vignetta che è più eloquente di cento articoli scritti. Nick

lunedì 11 febbraio 2008

Five Grammy for Amy

Grammy, 5 statuette per Winehouse
ma il miglior album è di Hancock"

Amy Winehouse in una foto recente

LOS ANGELES - Il visto per gli Stati Uniti è arrivato troppo tardi, ma la forzata assenza non ha impedito alla cantante britannica Amy Winehouse di stravincere alla cinquantesima edizione dei Grammy Awards, gli Oscar della musica: ne ha vinti cinque. Ma l'ambita statuetta per il miglior album se l'è aggiudicata il jazzista Herbie Hancock con 'River: The Joni Letters'.
rehab

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La Winehouse,24 anni, ha vinto i premi della canzone dell'anno, artista rivelazione dell'anno, disco dell'anno, miglior interprete pop femminile, miglior album pop. Dopo il conferimento dei premi, l'artista ha cantato via satellite da Londra.

Non era a Los Angeles perché le era stato rifiutato il visto per gli Stati Uniti e quando finalmente è arrivato, la cantante, appena uscita da una clinica per trattamenti di disintossicazione, ha detto che ormai era troppo tardi per partire.

A conferma che il vento soffia forte sulle vele di Barack Obama, il senatore afro-americano ha vinto anche un Premio Grammy: nella categoria 'miglior album parlato' per la sua autobiografia "L'audacia della speranza: il sogno americano per un nuovo mondo", in versione audio-libro.

Non è la prima volta che il senatore americano si aggiudica il premio più ambito dell'industria musicale: nel 2006, era stato premiato per "I sogni di mio padre".
Il candidato democratico alla Casa Bianca ha battuto un'altra volta i Clinton, stavolta però Bill e non Hillary: l'ex presidente era in corsa con la versione audio di "Giving: how each of us can change the world" (Donare: come ognuno di noi può cambiare il mondo), e anche Jimmy Carter con la sua riflessione sulla pace nel mondo che cambia.

sabato 9 febbraio 2008

Che ore so - Massimo Troisi e Pino Daniele

Godiamoci questo bellissimo video, in attesa dell'"operazione nostalgia" che a maggio Pino Daniele ci darà con il suo album "ricomincio da 30" in onore dell' indimenticabile Massimo... Nick

L'Urlo Napoletano

Questa immagine rappresenta l'urlo di Munch rivisitato da Raffo, graffitaro napoletano che con questa sua iniziativa denuncia la rabbia dei tantissimi napoletani che vivono una situazione che ormai da troppo tempo, nonostante le varie assicurazioni da parte di una classe governativa assente e ladrone, ha raggiunto dei limiti invalicabili. Per chi volesse approfondire consiglio di scaricare dal sito "Il Napoli" la versione gratuita in pdf dell'edizione digitale, dove potrete trovare l'articolo di Alessandro Migliaccio, giornalista del quotidiano che pubblica l'articolo e che ci spiega dettagliatamente l'iniziativa di questo giovane e originale artista. Ringrazio il mio amico Antonio Pariante per avermi segnalato questa notizia ,che purtroppo, conferma ancora una volta il forte disaggio che stiamo attraversando nella nostra regione eternamente martoriata da una politica affaristica e inconcludente. Segnalo anche le disperate proteste che in molti luoghi della Campania stanno avvenendo da parte di molti cittadini che si lamentano e adottano delle misure drastiche per evidenziare un problema che nessuno "VUOLE" ! risolvere. Nick & Antonio Pariante*
*Delegato Regionale associazione TELEFONO BLU.

venerdì 8 febbraio 2008

Vai Mò 30 anni dopo

Ecco una notizia davvero interessante che farà felici gli appassionati del Pino Daniele dei tempi d'oro. Nick

«E riformo la band con cui ho inziato»

vaimo08-corriereDue foto. Con gli stessi personaggi e un mucchio di tempo trascorso tra il primo e il secondo scatto. «E io sono l’ unico ad avere i capelli bianchi», sorride Pino Daniele dopo essere riuscito finalmente a «sottrarsi» ai flash. «Il fatto è che a me non va di fare la star», spiega Pino mentre afferra la sua chitarra e si avvia verso l’ usc ita dello studio fotografico. Pose, obbiettivi, luci, effetti speciali: niente di più distante dal «mascalzone latino». Ma questa volta il gioco vale la candela perché il messaggio alla gente deve arrivare forte e chiaro: Pino Daniele torna a suonare con quel gruppo che nel lontano 1981 radunò in piazza del Plebiscito, a Napoli, circa duecentomila persone. Succederà a luglio, allo stadio San Paolo, con il concerto «Vai mo’ 2008» (dopo il 10 febbraio sarà attivo un omonimo sito internet). Ma non è tutto qui: insieme con Tullio De Piscopo, Tony Esposito, James Senese, Rino Zurzolo e Joe Amoruso, l’ «uomo in blues» è tornato in sala per registrare tre cd con il meglio della sua storia musicale: da «Terra mia» a «Che Dio ti benedica», da «Napule è» a «Yes I know my way», da «’ Na tazzulella ‘ e cafè» a «’ O scarrafone». L’ album (nei negozi a maggio, ma anticipato da un singolo in radio da aprile) conterrà quattro inediti (anche in napoletano) e inoltre vedrà la collaborazione di Al Di Meola e Chiara Civello. Titolo del cofanetto? «”Ricomincio da 30″». Chiaro riferimento a… «Massimo Troisi. Quest’ anno festeggio trent’ anni di carriera e voglio dedicarli al mio amico». Scusi, ma quando cantava «Je so’ pazzo» era una sorta di outing? «Perché?». Ma come, per anni ha detto che la stagione del «neapolitan power» era finita, che non avrebbe avuto più senso tornare con il vecchio gruppo (colpa anche di attriti e dissapori), che non aveva più voglia di comporre in napoletano… E adesso? «Allora sì, so’ pazzo». Meno sinteticamente? «Mi piace l’ idea di fare qualcosa di positivo, di rimescolare un po’ le carte, di ripercorrere la mia storia e dimostrare che si possono mettere in piedi eventi che non hanno nulla a che vedere con il marketing». Però sarà difficile tenere alla larga l’ effetto nostalgia. «Se qualcuno sentirà questo sentimento, libero di provarlo. A me quest’ operazione serve a ben altro». Si può dire? «Certo. Innanzi tutto a darmi la forza di non abbassare mai la guardia. E poi ho una gran voglia di lasciare ai miei figli, soprattutto ai tre più piccoli, qualcosa di importante». Già, perché loro non hanno l’ età per ricordarsi del papà che riempiva piazza del Plebiscito con il suo supergruppo. E vivendo a Roma, sanno poco anche di Napoli… «Ecco, tra un po’ arriva la domanda sulla monnezza». Impossibile non fargliela: lei è napoletano e già trent’ anni fa cantava «Napule è ‘ na carta sporca e nisciuno se ne importa». «Aver composto quella canzone non è mica un vanto. Sarebbe stato più bello scrivere “Napule è ‘ na carta dorata…”». Resta il fatto che la città è sull’ orlo del collasso. «Ma io che posso fare! Sono solo un musicista. Se qualcuno mi dicesse: “Pino, se vai a suonare gratis in piazza del Plebiscito per una settimana di seguito risolviamo il problema”, pinoanni80non ci penserei su due volte e mi precipiterei a Napoli». È vero, lei può fare ben poco per il disastro dell’ immondizia, però altri avrebbero potuto evitare questo scempio. «Alt, non incominciamo con la storia che la colpa è di Bassolino o della Iervolino». Allora di chi è? «Io so solo che i commissari che si sono avvicendati sono stati nominati sia da Berlusconi che da Prodi. E poi in questa vicenda non va dimenticato un particolare importante: le persone che protestavano per la realizzazione degli inceneritori sono le stesse che oggi si vedono in tv che si oppongono alla riapertura delle discariche. Basta fare due conti…». Qual è la cosa che più detesta di Napoli? «La scarsa volontà dei napoletani di aiutarsi tra di loro e l’ incapacità di ribellarsi in modo costruttivo allo stato delle cose: non ho mai amato gli arruffapopoli o quelli che danno la colpa al destino». Se la sente di dare un giudizio sul governo che è andato a casa? «Il fatto è che non mi riconosco più in questa sinistra». Che fa, sterza a destra? «Questo è impossibile, perché le mie radici non le abbandono. Di certo non mi sento un comunista. Mi definirei un socialista che non guarda più ai partiti ma alle persone». E in questo momento chi le piace? «Bobo Craxi. Ogni tanto ci vediamo, è un grande intenditore di musica. Lo vedrei bene come ministro della cultura». Torniamo al suo mestiere: cos’ è che le ha fatto venir voglia di tornare a scrivere in napoletano? «Il nuovo film di Alessandro Siani, La seconda volta non si scorda mai, di cui ho scritto la colonna sonora. Alessandro è bravo, e anche Elisabetta Canalis che recita con lui non sfigura». Siani le ricorda Troisi? «Purtroppo il paragone sarà la sua croce, ma lui deve guardare avanti». Perché tiene tanto alla sua fama di antipatico? Scherzando con il pubblico, lo ha ribadito anche durante un suo recente concerto al teatro Smeraldo di Milano. «Un po’ perché è il mio carattere, e un po’ perché ho sempre combattuto lo stereotipo del napoletano fanfarone e simpatico a tutti i costi». C’ è un brano che non è mai presente nei suoi show, «T’ aggia vede’ morta» (Ti devo vedere morta): come mai? «Il testo è di Massimo (Troisi, ndr). Ricordo perfettamente che eravamo in macchina e lui buttò giù le parole. Non riesco proprio a cantarlo, la malinconia mi strozzerebbe le parole in gola».

lunedì 4 febbraio 2008

Poesia di Simone

Il cane
E' nel cortile, dentro la cuccia.
Ci sono molte nubi.
Ha il pelo Bagnato
Ha il pelo marrone
Ha un occhio nero
Scondinzola la coda.
E' spaventato dalle nubi.
Si guarda attorno
Sente dei rumori
Si alza.
Cerca si mordersi la coda
Si stende sulle zampe
Si mette a dormire.
Simone.Musella ,anni 1o.

domenica 3 febbraio 2008

Per il Centro Direzionale - Napoli. foto by Nick (scattate con un telefonino Nokia 6288)

sabato 2 febbraio 2008

Il digitale terrestre non funziona

Comprai il digitale terrestre qualche mese fa , giusto per vedermi le partite del Napoli Calcio. Devo dire che mi ha deluso molto il servizio di assistenza in caso di cattivo funzionamento del decoder. Sul sito di Mediaset Premium non esiste una pagina di assistenza tecnica o uno straccio di spiegazione della mancata ricezione del segnale. Il Numero verde che hanno messo a disposizione ( 800 303 404) , non funziona: sono stato diverse volte a digitare sulla tastiera del telefono per parlare con qualcuno, ma non c'è stato niente da fare. Devo dire che questo mi serve da lezione. Già non sopporto la loro politica, e questo fatto mi dimostra ancora di più di che pasta sono fatti questi signori del profitto. Ben mi stà ! .Col cavolo che verso un euro per questi signori la prossima volta, col cavolo ! L'incazzatura è dovuta anche al fatto che questa sera andava in onda la partita Napoli-Udinese e proprio sul più bello è scomparso il segnale. Volevo protestare o quantomeno cercare di capire da cosa dipendesse la perdita del segnale, ma come ho detto sopra ho girato a vuoto e anche su Internet non ho potuto contattare i responsabili del di-servizio. MAI PIU' ! Nick

Vi racconto l'impero della cocaina

Navigando in rete, ho trovato quest'articolo di Roberto Saviano (autore del famoso libro "GOMORRA") Trovo che sia interessante. Nick

di Roberto Saviano

È il petrolio bianco il vero miracolo del capitalismo moderno. Una ragnatela mondiale che ha nella camorra il suo terminale. E che dà ai clan un fatturato 60 volte superiore a quello della Fiat

Non esiste nulla al mondo che possa competervi. Niente in grado di raggiungere la stessa velocità di profitto. Nulla che possa garantire la stessa distribuzione immediata, lo stesso approvvigionamento continuo. Nessun prodotto, nessuna idea, nessuna merce che possa avere un mercato in perenne crescita esponenziale da oltre vent'anni, talmente vasto da permettere di accogliere senza limite nuovi investitori e agenti del commercio e della distribuzione. Niente di così desiderato e desiderabile. Nulla sulla crosta terrestre ha permesso un tale equilibrio tra domanda e offerta. La prima è in crescita perenne, la seconda in costante lievitazione: trasversale a generazioni, classi sociali, culture. Con multiformi richieste e sempre diverse esigenze di qualità e di gusto. È la cocaina il vero miracolo del capitalismo contemporaneo, in grado di superarne qualsiasi contraddizione. I rapaci la chiamano petrolio bianco. I rapaci, ovvero i gruppi mafiosi nigeriani di Lagos e Benin City divenuti interlocutori fondamentali per il traffico di coca in Europa e in America al punto tale che in Usa sono presenti con una rete criminale paragonabile soltanto, come racconta la rivista 'Foreign Policy', a quella italoamericana. Se si decidesse di parlare per immagini, la coca apparirebbe come il mantice di ogni costruzione, il vero sangue dei flussi commerciali, la linfa vitale dell'economia, la polvere leggendaria posata sulle ali di farfalla di qualsiasi grande operazione finanziaria. L'Italia è il paese dove i grandi interessi del traffico di cocaina si organizzano e si strutturano in macro-strutture che ne fanno uno snodo centrale per il traffico internazionale e per la gestione dei capitali d'investimento. L'azienda-coca è senza dubbio alcuno il business più redditizio d'Italia. La prima impresa italiana, l'azienda con maggiori rapporti internazionali. Può contare su un aumento del 20 per cento di consumatori, incrementi impensabili per qualsiasi altro prodotto. Solo con la coca i clan fatturano 60 volte quanto la Fiat e 100 volte Benetton. Calabria e Campania forniscono i più grandi mediatori mondiali nel traffico di coca, in Campania sono avvenuti i maggiori sequestri d'Europa degli ultimi anni (una tonnellata solo nel 2006) e sommando le informative dell'Antimafia calabrese e napoletana in materia di narcotraffico, si arriva a calcolare che 'ndrangheta e camorra trattano circa 600 tonnellate di coca l'anno.

La strada africana, la strada spagnola, la strada bulgara, la strada olandese sono i percorsi della coca infiniti e molteplici che hanno un unico approdo da cui poi ripartire per nuove destinazioni: l'Italia. Alleanze strettissime con i cartelli ecuadoregni, colombiani, venezuelani, con Quito, Lima, Rio, Cartagena. La coca supera ogni barriera culturale e ogni distanza tra continenti. Annulla differenze, nell'immediato. Unico mercato: il mondo. Unico obiettivo: il danaro. In Europa, 'ndrangheta e camorra riescono più di ogni altra organizzazione a movimentare la cocaina. Spesso in alleanza tra loro, alleanze nuove e inedite tra gruppi a cui i media italiani tradizionalmente riservano un'attenzione marginale e cronachistica, lasciando che nel cono d'ombra generato dalla fama di Cosa Nostra continuassero a migliorare e trasformare le loro capacità di importazione e gestione della coca. I giovani affiliati della 'ndrangheta, come emerge spesso dalle inchieste dell'Antimafia calabrese, ormai non la chiamano più col suo nome arcaico e dialettale, ma Cosa Nuova. E che Cosa Nuova possa essere l'adeguata definizione per un'organizzazione sempre più trasversale e in strettissima alleanza con i cartelli napoletani e casalesi della camorra è qualcosa in più di un semplice sospetto. Tra Sud America e Sud Italia sembra esserci un unico cordone ombelicale che trasmette coca e danaro, canali noti e sicuri, come se esistessero immaginari binari aerei e gallerie marine, che legano i clan italiani ai narcos sudamericani

Una volta su una spiaggia salernitana ne avevo incontrato uno. L'unico che sembrava provare soddisfazione nel farsi chiamare narcos. Stravaccato sulla sdraio, ascelle aperte al sole, raccontava di sé con i silenzi giusti per alimentare la curiosità e non saziarla. Raccontava di sé senza dare nessun dettaglio che potesse divenire prova, faceva intendere ciò che era e lasciava che su di lui fioccassero leggende. Era uno che si diceva amico di un capo guerrigliero colombiano, Salvatore Mancuso, ne parlava come di una sorta di semidio, una potenza in grado di far muovere capitali immensi e di legare il Sud Italia alla Colombia con un unico indissolubile nodo scorsoio. Ma quel nome non mi diceva niente. Un nome italiano in Colombia, uno dei molti. Poi, qualche anno dopo, venni a conoscere ogni centimetro di leggenda e di inchiostro giudiziario. Salvatore Mancuso è il capo delle Auc (Autodefensas Unidas de Colombia), i paramilitari che da decenni dominano su oltre dieci regioni dell'interno della Colombia, contendendo paesi e piantagioni di coca ai guerriglieri delle Farc. Mancuso è responsabile di 336 morti tra sindacalisti, sindaci, pubblici ministeri e attivisti per i diritti umani: secondo le sue stesse ammissioni fatte al tavolo della commissione Giustizia e pace, istituita nell'ambito del negoziato tra i paramilitari e il governo del presidente colombiano Alvaro Uribe. Salvatore Mancuso è riuscito ad evitare ogni richiesta di estradizione sia negli Usa che in Italia, dove vorrebbero che venisse a rispondere delle tonnellate di coca esportate, perché per evitarle si è fatto arrestare. Condannato a 40 anni per una delle stragi più efferate della storia colombiana, quella di Ituango, attualmente collabora al processo di smobilitazione della guerriglia e per questo la legge 975 colombiana ha ridotto la sua pena a soli otto anni che sconta lavorando in una fattoria nel Nord del paese. Ma da lì in realtà continua ad avere una nuova postazione attraverso cui gestire la diffusione della migliore coca colombiana con i cartelli italiani. Sentir pronunciare il nome di Mancuso, per molti significa far affiorare ogni volta la voce di un testimone scampato a uno dei massacri compiuti dai suoi uomini delle Auc, un contadino che stringendo il microfono come se stesse spremendo un tubetto di dentifricio per farne uscire l'ultima stilla, disse in tribunale: "Cavavano gli occhi di chi osava ribellarsi con dei cucchiaini". Migliaia di uomini al suo servizio, una flotta di elicotteri militari, e intere regioni da lui dominate, l'hanno reso un sovrano della coca e della selva colombiana. Mancuso ha un soprannome 'El Mono', la scimmia, evocato dal suo aspetto di agile e tozzo orango. L'inchiesta Galloway Tiburon coordinata dalla Dda di Reggio Calabria dimostra che con l'Italia ha il maggiore numero di affari. Possiede persino il passaporto italiano. L'Italia sarebbe la nazione più sicura per svernare qualora la Colombia divenisse troppo rischiosa. Mancuso è considerato in diverse inchieste dell'antimafia (Zappa, Decollo, Igres, Marcos) il narcotrafficante che più di tutti, attraverso le finestre dei porti italiani, riempie di coca l'Europa. Il governo italiano che riuscirà a portare Mancuso in Italia sarà l'unico in grado di poter dichiarare di aver fatto qualcosa di decisivo contro il traffico di cocaina, perché sino a quando lo si lascia in Colombia, ogni giorno sarà come giustapporre la firma ai suoi affari.
Il contributo fondamentale della criminalità organizzata italiana sta nella mediazione dei canali e nella capacità di garantire continui capitali d'investimento. I capitali con cui la coca viene comprata si definiscono 'puntate'. E le puntate dei clan italiani arrivano prima di ogni altro concorrente: puntuali, corpose, in grado di permettere ai produttori di avere garanzie di vendite all'ingrosso e persino di liberarli della necessità di trasportare il carico sino a destinazione. L'operazione Tiro Grosso coordinata dai pm Antonio Laudati e Luigi Alberto Cannavale, compiuta nel 2007 dai Carabinieri del nucleo operativo provinciale di Napoli e che ha visto la collaborazione di Polizia, Guardia di Finanza e la partecipazione di decine di polizie europee, della Dea americana e della direzione centrale per i Servizi antidroga diretta dal generale Carlo Gualdi, costringe a cambiare in maniera radicale lo sguardo sulle vie della coca. Emerge la nascita di una nuova figura, il broker, e lo spostamento dell'asse internazionale dei traffici dalla Spagna a Napoli.

Dopo gli attentati dell'11 marzo 2004, la Spagna decretò il massimo rigore alle frontiere, cosa che si tradusse nell'aumento esponenziale dei controlli di porti e autoveicoli. E così il paese che prima era considerato dai narcos un enorme deposito dove poter stoccare cocaina alla sola condizione che non fosse destinata al mercato interno, ora come snodo di scambi diventava problematico. Tutta la droga finisce quindi dirottata in altri porti come Anversa, Rostock, Salerno. La coca vi arriva dopo che le puntate sono state decise, e a partecipare alle puntate non sono solo i clan, ma anche i corrieri, i broker stessi e chiunque voglia tentare la strada dell'investimento in questa sostanza alchemica che rende cento volte il costo iniziale. In un'intercettazione fatta dai carabinieri di Napoli all'interno dell'operazione Tiro Grosso, Gennaro Allegretti, accusato di essere un corriere, sta preparando un viaggio in Spagna e chiama un suo amico per farlo partecipare alla 'puntata'. Dall'alta parte del telefono, l'amico appena uscito dalla banca, sa di non avere molti liquidi e quindi vorrebbe tirarsi indietro:
"Tu lunedì cosa devi fare?! Perché io domenica già devo stare preparato... se tu mi dici di no... io domenica notte mi metto nella macchina e me ne vado. lunedì all'alba ce ne andiamo".
"Penso di no, perché ora sono andato in banca, quasi sicuro di no".
"Compà... non ti perdere sempre i tram, non perderlo. ha partecipato mezza Italia: ma che tieni da vedere. entri il mese prossimo con tre milioni in più".
I broker si incontrano negli alberghi di mezzo mondo, dall'Ecuador al Canada e i migliori sono quelli che fondano società di import-export. Trattano con i produttori come Antonio Ojeda Diaz che da Quito a Guayaquil - questo è quanto rivela sempre Tiro Grosso - organizzava i suoi contatti con gli italiani attraverso ditte di import-export con la Turchia. A Istanbul arrivavano solo i contenitori, mentre la coca sbarcava a più tappe durante le soste nei porti italiani e tedeschi. Le modalità del traffico gestito dai broker napoletani sono sterminate. Dalle scatolette di ananas sciroppato dove la coca è nascosta a mo' di cuscinetto tra una fetta e l'altra, ai caschi di banane dove le palline di coca venivano cucite nel corpo di ogni singola banana. I mediatori sudamericani come Pastor o Elvin Guerrero Castillo spesso vivono direttamente a Napoli, e gestiscono i loro affari direttamente da qui. In Italia il numero uno come broker, secondo le accuse, è Carmine Ferrara, di Pomigliano. Riusciva secondo gli inquirenti a gestire le puntate più importanti. Lui stesso si vanta della sua bravura in una intercettazione: "Tutti vogliono lavorare con me.". Le puntate sono raccolte dai diversi clan, Nuvoletta, Mazzarella, Di Lauro, i Casalesi, Limelli, gruppi spesso rivali tra di loro, ma che riescono ad accedere alla coca attraverso gli stessi broker. La forma del traffico è semplice e aziendale. Broker che mediano con i narcos, poi i corrieri che trasportano e poi i 'cavalli' che sono gli uomini affiliati che la passano ai vari sottogruppi dei clan e infine i 'cavallini' che la danno direttamente ai pusher. Ogni passaggio ha il suo guadagno, ma la coca oggi è passata dai 40 euro al grammo del 2004 ai 10-15 nelle piazze più importanti d'Italia. Altro capitolo sono le piazze nel cuore di Napoli, la capitale dello smercio. Il meccanismo dei broker è fondamentale per i produttori di coca: non sono affiliati, non hanno conoscenza se non sommaria delle strutture organizzative dei clan e quindi anche se arrivano a parlare, non sanno dei clan, e il clan non sa di loro. Se i broker vengono arrestati, rimarrà il cartello criminale pronto a divenire interlocutore di nuovi broker, e al contempo se una famiglia viene smantellata, i broker continueranno ad avere i loro interlocutori senza subire altro danno che un cliente perso. Si rivolgeranno ad altre famiglie o a nuove famiglie che emergeranno. Si leva una brezza di scandalo momentaneo quando vengono diffusi certi dati inquietanti: come il fatto che oltre l'80 per cento delle monete italiane risulta tracciato di polvere di coca o che le fogne di Firenze contengono più residui di quelle londinesi. Ma che sia la coca il motore primo dell'economia criminale e che questa, l'economia criminale, sia la più florida delle economie del nostro tempo, su questo molte procure ci lavorano in silenzio da anni e spesso con risorse inadeguate.

Il procuratore Franco Roberti, capo del pool anticamorra dell'Antimafia di Napoli, viso spigoloso, fortemente mediterraneo, taglio d'occhi orientale, un passato alla Procura nazionale antimafia, da molto tempo e prima d'ogni emergenza ribadisce, ricorda, sottolinea, con l'ostinazione di chi vuole guardare al di là del momento critico, dov'è che risiede davvero il problema. Nelle conferenze stampa delle più importanti operazioni antidroga coordinate dal suo ufficio delinea senza mezze misure la situazione grave, gravissima cui si deve far fronte. "A Napoli si ammazza quasi esclusivamente per la droga. La cocaina scorre a fiumi e genera guadagni favolosi. I clan si combattono per il controllo dei traffici. Se un clan investe un milione di euro in una partita di coca, ne ricava in brevissimo tempo almeno quattro. Quadruplica il guadagno rispetto al costo in un tempo microscopico". Solo per Tiro Grosso gli affari dei broker napoletani spaziavano dalla Spagna (Barcellona, Madrid, Malaga) e poi Francia (Marsiglia e Parigi), in Olanda (Amsterdam e L'Aia), Bruxelles in Belgio, Münster in Germania e poi corrieri e contatti in Croazia, ad Atene e poi a Sofia e Pleven in Bulgaria, a Istanbul in Turchia, e infine Bogotà e Cucuta in Colombia, Caracas in Venezuela, Santo Domingo e Miami negli Usa.










I corrieri utilizzati erano tutti rigorosamente incensurati, e viaggiavano su auto modificate. E la modifica delle auto era sofisticata fino all'inverosimile. La coca e l'hashish venivano preparati come un letto steso appena sopra l'asse dell'auto su cui poi montare il corpo del veicolo. Nelle officine napoletane di Quarto, Agnano, Marano, il meccanismo usato è, come dicono i meccanici, 'a' kamikaze'. Come i kamikaze hanno mutato per sempre la strategia militare contemporanea sbaragliando ogni difesa effettiva, perché fino ad allora ci si basava sull'assunto che l'attaccante cercasse di salvarsi, allo stesso modo i narcotrafficanti hanno compreso che l'unico modo per salvarsi dai posti di blocco era organizzare carichi che per scovare bisogna smantellare l'auto stessa. Cosa impossibile per qualsiasi pattuglia. Una volta, durante un'operazione di sequestro di un'automobile, pur sapendo con certezza che vi fosse della cocaina, i carabinieri non riuscivano a trovarla. Smontata l'auto pezzo per pezzo, non si individuava la coca. I cani la sentivano, ma non riuscivano a localizzarla, si agitavano confusi e schiumando dal naso. La coca era nascosta in forma cristallizzata nei fili della parte elettrica dell'auto. Solo un elettrauto esperto avrebbe potuto scovarla, scoprendo più fili del necessario. Per il trasporto si usano le famiglie dei trafficanti. Sono il modo migliore per distribuire i carichi. Le famiglie reali, non metaforicamente i clan, ma proprio i familiari incensurati e che fanno i mestieri più disparati. Gli si offre un weekend in Spagna e 500 euro a testa per il viaggio. L'avvocato pagato in caso di arresto, ovviamente. Una famiglia incensurata - padre madre e bambina - che parte il sabato o la domenica mattina e fa il viaggio, non insospettirebbero nessuna pattuglia. Sulla Roma-Napoli la scorsa primavera i carabinieri fermarono una famiglia che viaggiava su una Chrysler, spaziosa e ben caricata su un letto di 240 chili di cocaina. Quando hanno arrestato i genitori, un sottufficiale non riusciva a togliere dalle braccia della madre una bambina completamente disperata e in lacrime. E i volti di questi trafficanti della domenica erano increduli come di chi non si è reso conto sino in fondo di cosa stava facendo.
La Chrysler sembra costruita apposta per i trafficanti che la foderano. Sopra le gomme, nei vani dei finestrini che spesso non possono essere abbassati ma che tracimano di coca. Negli anni '80 era la Panda, ora invece non c'è trafficante che non desideri la Chrysler nel proprio parco macchine. Ogni auto di trafficante è protetta da un sistema di staffette che segnalano se ci sono posti di blocco e si organizzano di modo che a ogni uscita la staffetta avverte se uscire o proseguire sull'autostrada. Non parlano mai per telefono dell'arrivo o della partenza del carico e neanche loro sanno tutto il percorso, sanno solo in quali città hanno delle basi e a queste basi fanno riferimento solamente una volta arrivati. Una volta giunti a destinazione segnalano la loro presenza, così che sarebbe troppo tardi per gli inquirenti andare e sequestrare, se hanno ascoltato la conversazione. Una scheda telefonica per ogni viaggio. Poi si butta. In un'intercettazione un trafficante al casello di Caserta Nord si accorge che lo stanno aspettando i carabinieri e che l'hanno beccato e allora temporeggia dinanzi al casellante chiamando subito gli altri: "Mi hanno bevuto. chiamate l'avvocato, stutate tutti i cellulare fate fermare tutti quanti". Quando sono pedinati, i corrieri, le staffette cercano di seminare le auto civetta dei carabinieri e preparano camion in alcune piazzole di sosta, che aprono il ventre dei loro autotreni caricano la macchina e partono. Anonimi. Camion tra altri camion. È così difficile travolgere il sistema di staffette che nell'aprile scorso per bloccare una macchina i carabinieri sono dovuti atterrare con un elicottero sull'autostrada verso Capua per

I metodi per depistare sono sfiancanti. Un auto, pedinata per Tiro Grosso, prima di giungere dalla Spagna a Napoli ha fatto il seguente giro: parte da Ventimiglia, va a Genova, poi torna a Ventimiglia, poi va a Roma, poi torna a Firenze, poi va a Caserta e poi a Napoli. Tutto arriva a Napoli, ma da Napoli può anche ripartire. Pistoia, La Spezia, Roma, Milano e poi Catania. I nasi imbiancati d'Italia tirano coca battezzata a Napoli. Non c'è luogo dove la coca trattata dai broker napoletani non giunga. Non c'è gruppo criminale che non medi con loro. La mafia turca ha chiesto urgentemente coca ai broker napoletani offrendo armi in cambio. Le indagini per smantellare il brokeraggio di coca sono complicatissime. Gran parte del meccanismo del contrabbando è stato metamorfizzato in traffico di coca. Infatti i Mazzarella - è emerso dalle indagini - hanno concesso ai broker i loro 'capitani', ossia gli scafisti che negli anni Ottanta trasportavano le bionde, ora dai porti marocchini e spagnoli portano tutto a Napoli, Mergellina, Salerno. Un scafo Squalo 3 prima di essere usato era necessariamente testato dai 'capitani' napoletani. I napoletani continuano a essere inafferrabili nella gestione dei traffici per mare, gli introvabili fratelli Russo, i boss nolani eredi dell'impero che fu di Carmine Alfieri, secondo informative dei carabinieri, fanno latitanza su navi, non toccano mai terra, sempre in giro, per Mediterraneo e oceani.










Napoli è città che distrae, la microcriminalità e le faide danno imperativi che non riescono a concedere tempo ai grandi affari dei clan e delle borghesie della coca. E questa è una certezza che i broker conoscono bene. Ma non è sempre così. E per comprenderlo bisogna incontrare il colonnello Gaetano Maruccia, il comandante provinciale dei Carabinieri di Napoli. La prima volta che lo incontrai, ebbi l'impressione di discutere con uno stratega competente e impassibile, ma al tempo stesso ci ritrovai lo slancio del capitano Bellodi de 'Il giorno della civetta'. Qualità inconciliabili che parevano invece trovare sodalizio in un uomo capace di tenere insieme le contraddizioni fra ciò a cui non si può venir meno in nessun momento e a nessun costo, e ciò che si fa perché dietro al dovere resta ad agire il motore vivo di una scelta. Pugliese d'origine con sangue calabrese, un passato in Sicilia e a Roma, somiglianza al Brando maturo, capelli bianchi tirati indietro, una voce da basso. Immancabile sigaro a lato della bocca, e nel suo studio uno strano aggeggio che sbuffa ogni tanto un profumo che tende ad annullare il tanfo del tabacco. Mi stupì che riuscisse a inquadrare il problema strutturale del territorio in una situazione dove c'è un perenne rincorrere l'emergenza, l'imperativo della quotidianità, l'ossessiva richiesta di soluzioni quotidiane e immediate. Maruccia invece ha idee chiare: "È fondamentale comprendere come il mercato legale sia non soltanto infiltrato dai capitali generati dalla coca, ma fortemente determinato da questi capitali. E capire queste determinazioni è il compito più complicato. Le nostre ultime indagini dimostrano che Napoli è uno snodo centrale del traffico internazionale di coca, ma anche un punto di partenza per il riciclaggio, il reinvestimento, la trasformazione della qualità del profitto del narcotraffico in qualità economica legale. Scoprire i traffici, i canali di arrivo, le molteplici tecniche attraverso cui la cocaina e l'hashish giungono qui è un lavoro fondamentale, ma è solo la prima parte e forse persino la più semplice del lavoro. Sono le trasformazioni che dobbiamo capire: dobbiamo capire, come la polvere bianca diventi tutto il resto. Commercio, aziende, costruzioni, flussi bancari, gestione del territorio, avvelenamento del mercato legale. Si parte da questa macroeconomia da smantellare e poi i micro e medio crimini avranno vita difficile e agiranno senza speranza di crescita. Ma il percorso dev'essere questo e non il contrario".
I risultati del Comando provinciale dei Carabinieri di Napoli sono molteplici. Per ultimo, l'intero clan dei Sarno, potente nel racket e nella coca, che gestiva un traffico di armi con l'Est usando come copertura i bus delle badanti, è stato aggredito con 70 arresti. E anche il meccanismo del narcotraffico a Scampia è stato affrontato non soltanto con gli arresti di massa dell'ultimo livello, ossia dei pusher, ma con la distruzione dei fortini attraverso cui i clan difendono la piazza con un metodo nuovo e d'impatto, cioè affiancando centinaia di uomini per presidiarla e impedendo così ogni ipotesi e velleità di rivoltarsi. Maruccia non ha alcun sogno di palingenesi, soltanto sa vedere oltre il caos, oltre la coltre di dati singoli che piovono su una realtà che si vuole troppo spesso schiacciata nel sottosviluppo criminale e che invece cova potenzialità criminal-imprenditoriali enormi. "È innegabile che la loro capacità di fare impresa della coca, sia la loro maggiore qualità. Trasformare una periferia disastrata come l'area nord di Napoli in un'industria florida seppur criminale è una capacità criminale con cui dobbiamo confrontarci e che dobbiamo in ogni modo smontare come si smontano gruppi industriali e finanziari e non combriccole di briganti. Abbiamo di fronte la più importante azienda del territorio e temo non solo di questo territorio, anzi dell'intero paese. Quando si tratta di affrontare i problemi di Napoli non si tratta di rimanere entro i confini regionali, ma anzi risorse, mezzi, attenzione non bastano mai perché i percorsi partono e a volte terminano qui, ma coinvolgono i confini dell'intera nazione e spesso del mondo intero. L'importanza di una sempre più efficiente cooperazione internazionale non è determinante solo per il narcotraffico, ma dev'essere trasversale, deve colpire i capitali di investimento che i clan fanno in ogni parte del mondo. O si parte da questa consapevolezza o si ragionerà sempre in modo parziale". Impensabile quindi continuare a osservare la coca come una dinamica esclusivamente criminale, la cocaina diviene una forma attraverso cui comprendere l'economia europea che non possiede petrolio, quello nero, e diviene sicuramente una porta d'accesso per comprendere l'economia italiana. Basterebbe seguire le tracce degli investimenti di coca dei broker campani e calabresi per comprendere dove si orienteranno in futuro i mercati legali. La coca, la magnifica merce, l'innominabile valore aggiunto della vita quotidiana di migliaia di persone e l'impronunciabile talento criminale dell'economia italiana, non può che essere raccontata come un modello metaforico usato per lo zero nel pensiero matematico. Traslando quello che disse Robert Kaplan "guarda lo zero non vedrai nulla, guarda attraverso lo zero vedrai l'infinito", sembra imperativo affermare: "Guarda la coca e vedrai solo della polvere, guarda attraverso la coca e vedrai il mondo".

venerdì 1 febbraio 2008

Condannato per aver solo osato pensare


Sulla rubrica Poche Storie che appare sull'edizione di oggi del quotidiano gratuito Il Napoli,
il giornalista Giommaria Monti scrive:



The Indipendent, il prestigioso quotidiano inglese, ha lanciato un allarme che l'Occidente e i laici democratici dell'Islam non possono ignorare: in Afghanistan uno studente, Sayed Pervez Kambasksh, è stato condannato a morte per aver scaricato da Internet un articolo anti-integralista e averlo discusso con altri studenti dell'Università. La polizia lo ha arrestato, i giudici religiosi l' hanno condannato a morte. Il consiglio degli Ulema ha fretta: bisogna eseguire subito la sentenza, prima che l'opinione pubblica occidentale faccia troppa pressione sul Presidente Karzai, che può salvarlo. Allora facciamola quella pressione, alziamo la voce, scriviamo articoli, muoviamo le diplomazie. Perché quel ragazzo rischia davvero l'impiccagione. Salman Rusdhie è ancora vivo dopo la condanna a morte per i Versetti Coranici perché il mondo si è indignato: alzando la voce, proteggendolo, facendogli cambiare vita. Un condannato a morte che cammina, certo. Ma ancora vivo. Sayed rischia la morte per aver osato pensare e discutere. Questo avviene sotto il regime di Karzai, quello instaurato dopo i talebani, dopo la guerra per scovare Bin Laden, dopo l'appoggio degli americani.


The Indipendent sta ancora raccogliendo le firme dei suoi lettori. Intervengono anche le Nazioni Unite, gli organismi dei singoli Stati e quelli internazionali. Quello che rischia di uccidere lo studente Sayed è il silenzio di chi sa e gira il viso dall'altra parte, guardando lontano.


A proposito di questa vicenda, ecco una bella vignetta di Vauro che spiega dettagliatamente come la democrazia è arrivata in Afghanistan e come questa e stata recepita.Nick

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