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lunedì 2 giugno 2008

Società civile in piazza? L'appello tormenta gli intellettuali

La reazione di Napoli L'invito di Panebianco alla «borghesia» della città

 

Mirella Barracco: siamo disperati, ma non troviamo l'intesa. Il rettore Trombetti: facciamo il nostro dovere di cittadini

MILANO — Disorientata, priva di punti cardinali. Oppure scossa, delusa, ma attraversata da un fiume carsico di energie destinato presto a tornare in superfice. Napoli si dipinge così nei suoi giorni più duri, quando l'emergenza rifiuti sembra un nodo inestricabile e la città resta sospesa in bilico tra rabbia e rassegnazione.

Le parole di Angelo Panebianco sul Corriere di ieri, il suo stupore dinanzi all'apatia degli intellettuali e, più in generale, della società civile, hanno lasciato il segno: perché la borghesia continua a tacere? Perché non riesce a trascinare in piazza chi è stufo di vivere sepolto dall'immondizia? «La spiegazione, forse, è nel fatto che manca un punto solido su cui poggiare la leva — confessa Mirella Barracco, presidente della Fondazione Napoli Novantanove, protagonista di quella stagione culturale che una decina d'anni fa accese tante speranze —. Il tessuto sociale non è torpido: ci sono decine di associazioni che si muovono sul territorio, elaborano progetti, ma alla fine di questo gran discutere non rimane granché. Siamo tutti disperati, ma non tutti vogliamo le stesse cose. È difficile trovare un'intesa sui tre punti nodali della crisi: fare diventare legale ciò che è illegale; rendere pulito quello che è sporco; dare credibilità a chi non è più credibile.

L'unico modo per risollevarci dal baratro è accettare queste condizioni? Può darsi, ma è difficile digerirlo. Io credo che per venirne fuori, dobbiamo guardare l'abisso in cui siamo precipitati». Un abisso nel quale, spesso, annegano gli ostinati tentativi di non cedere all'immobilismo. «Abbiamo trasformato la rete di scuole che partecipava all'iniziativa "Adotta un monumento" in un laboratorio dove sperimentare la raccolta differenziata — racconta Barracco —. Per mesi gli studenti hanno chiesto invano al Comune di avere i contenitori per dividere i rifiuti e, quando sono stati costretti a costruirseli da soli, non sapevano dove andarli a depositare. Un paio di giorni fa, a Bagnoli, abbiamo fatto un bilancio desolante di quest'esperienza. Un ragazzo ci ha detto: "È tutto inutile, il futuro è contro di noi". Ecco, mi sento sconfitta come lui».

Lo sgomento di Panebianco colpisce al cuore lo scrittore Maurizio Braucci, uno degli sceneggiatori di Gomorra, il film tratto dal romanzo di Roberto Saviano. «È sacrosanto sollecitare i napoletani a ribellarsi— dice —. Ma sono molti quelli che già lo fanno. Dietro le proteste di queste settimane ci sono tante persone oneste, che nulla hanno a che fare con la camorra e i particolarismi. Sono pezzi di società che invece di pronunciare soltanto un "no" elaborano proposte alternative e sono pronte al dialogo. Penso, per esempio, alle Assise di Palazzo Marigliano, un cenacolo di intellettuali che ha presentato progetti di grande valore scientifico. Ma chi li ascolta? Nessuno, perché la rete politico- affaristica che lucra sull'emergenza avvolge l'Italia intera, come i fatti dimostrano».

Guido Trombetti, rettore dell'Università «Federico II», sostiene che c'è già una mobilitazione civile, anche se non passa per le piazze. «La vera "rivolta" è fare il proprio dovere di cittadini ancora più di prima: così possiamo davvero aiutare Bertolaso. Portare in strada cinquecentomila persone significherebbe soltanto aumentare il grado d'anarchia e confusione. Napoli è tutt'altro che rassegnata. Siamo alle prese con la tragedia dei rifiuti, ma raggiungiamo pure livelli d'eccellenza in moltissimi settori: queste risorse rappresentano il nostro futuro, non vanno dimenticate ». Meno ottimista, invece, è il musicista Roberto De Simone. «La rampogna di Panebianco non mi riguarda — esclama —. Io in piazza ci sono da anni. Ma da solo, purtroppo. Dove erano gli altri quando denunciavo l'operazione d'immagine che occultava i guasti della città? Davo fastidio e sono stato messo da parte. Mi auguro che questo clima di connivenza si stia sgretolando, ma non mi faccio soverchie illusioni».

Enzo d'Errico

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