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venerdì 13 giugno 2008

ALLA GNAM IL GENIO DI SCHIFANO IN 130 OPERE

  di Nicoletta Castagni

ROMA - Dai primi cementi degli anni '50 ai bellissimi monocromi, dalla sala da pranzo dipinta nel '68 per la residenza romana di Gianni Agnelli alle tele emulsionate e agli ultimi smalti, l'intera opera di Mario Schifano è di scena alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, allestita fino al 28 settembre quale omaggio al suo genio a dieci anni dalla scomparsa. Capolavori mai visti, dipinti monumentali, disegni bellissimi, fotografie, in tutto 130 opere per raccontare, in un allestimento coinvolgente, quattro decenni d'arte italiana.

"E' stata un'impresa complessa - ha detto alla vernice per la stampa la soprintendente della Gnam Maria Vittoria Marini Clarelli - perché Schifano è un pozzo senza fondo, una figura in cui arte e mito si confondono". Senza contare, ha proseguito, che si è trattato di un artista "molto falsificato" ed è stato quindi difficoltoso mettere insieme opere capitali certamente autografe. Anzi, ha aggiunto il curatore Achille Bonito Oliva, il decennio intercorso tra la sua morte e questa esposizione è servito proprio come un "risanamento per prosciugare l'inquinamento intorno al suo lavoro".

Il risultato (anche grazie alla collaborazione dell'Archivio Schifano) è una "mostra su Schifano, contro Schifano, attraverso Schifano", ha detto il critico sottolineando che "solo io potevo esserne curatore, perché Mario è stato il mio nemico più intimo, con il quale ho vissuto un'avventura ludica ed emozionante". Punto di partenza per realizzare una retrospettiva che realmente rispecchiasse la personalità del pittore, è stato districarsi "dall'aspetto bulimico" di Schifano, che, ha proseguito il critico, "lavorava per desiderio o bisogno, sottraendosi all'aurea romantica dell'artista". Pienamente contemporaneo, Schifano è stato capace di affrontare i più diversi linguaggi espressivi, sperimentando e assecondando la sua tensione creativa. Arrivando a rompere contratti importanti che gli avrebbero assicurato fama mondiale, perché era "un nomade, un don Giovanni della pittura, un superficialista che che odiava la nicchia, la sosta".

"Era frettoloso - ha ricordato Bonito Oliva - per riuscire a fermare nella forma il suo impulso creativo". "Mostra liquida, scorrevole", la retrospettiva della Gnam si sviluppa "attraverso una vera e propria scrittura espositiva", che affronta l'opera di Schifano articolandola in decenni (dai '60 ai '90), a loro volta focalizzati sui cicli che li hanno contraddistinti. Il percorso si apre con i magnifici monocromi, le opere più celebrate, per sviluppare poi tutti i temi dominanti in quegli anni. Che l'artista riesce straordinariamente a sintetizzare nella sala da pranzo dipinta nel '68 per l'avvocato Agnelli. Prestito eccezionale, l'ambiente é interamente ricostruito al centro della sezione iniziale. Una "sala beat", con le palme, i cavalli, i paesaggi anemici, rimescolati "in una dinamica di forte tensione". Ecco poi il periodo della fotografia e il ritorno alla pittura, negli anni '80, il continuo tributo ai grandi, a de Chirico, al futurismo di Balla, una ricerca, pero', vissuta sempre nel segno di "una smodata coerenza". E ovunque l'impegno. "Schifano - ha concluso Bonito Oliva - aveva un occhio all'arte e due alla vita".

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Siamo andati alla mostra presso la Galleria d'arte moderna e possiamo confermare la bellezza di questa esposizione. Inoltre abbiamo intervistato achille bonito oliva e lo considero una persona veramente interessante

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