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domenica 16 marzo 2008

Quando il fumetto fa pensare

di MATTEO TONELLI


"Guerra, ironia e pregiudizi
Quando il fumetto fa pensare"
ROMA - Si parla di guerra. Sia di quelle moderne che di quelle del passato. Si sorride, si pensa. Tutto in punta di matita. Grapich novel, ovvero romanzi a fumetti. Dall'America che si interroga sulla guerra in Iraq e ne capisce l'assurdità, al massacro nel Ruanda. Dall'oggi all'antica Roma. Da Bush a Oliver Twist. Con un unico filo conduttore: il legame con il mondo reale, raffigurato in punta di matita.

Uno sberleffo alla guerra. Firmato da David Reees. Quelle strisce che dopo l'11 settembre iniziò a disegnare sul suo blog e che, nel giro di poco, divennero un fenomeno di culto. Umorismo tagliente, critica feroce all'amministrazione di Gorge W. Bush. Cinismo, parolacce e ironia. Leggere "E vai con la guerra" (Isbn Edizioni. Traduzione Guido Baldoni. Euro 13,50) è come leggere un trattato sul perché la guerra in Iraq è stata un fallimento. Divertendosi e apprezzando il ruvido cinismo di Rees: "Dichiarare guerra? E chi ha tempo di farlo quando ci sono così tante bombe da sganciare'". E via così. "Un'arma di derisione di massa" che non fa vittime. Ma fa ridere e pensare.

Quasi un'opera di riparazione quella di Will Eisner. Tocca alla penna di uno dei maestri del fumetto moderno, scomparso nel 2005, ridare giustizia alla figura di "Fagin l'ebreo" (Fandango Libri, 121 pagine. Trad. Andrea Plazzi. Euro 20), di cui Charles Dickens parla (in termini tutt'altro che lusinghieri) nel suo Oliver Twist. Colpito dal modo in cui lo scrittore raffigurò Fagin, critico verso quella caratterizzazione negativa data alla figura "dell'ebreo malvagio nei comportamenti", Eisner decise di dare vita a questa storia a fumetti. Una lezione contro il pregiudizio, per combattere "la diffamazione anche per immagini", per smentire quei luoghi comuni che sono e sono stati fonte di persecuzioni e vessazioni.

Intorno al 200 avanti Cristo, Roma si misura con l'esercito di Annibale. Che batte i legionari a Piacenza e a Canne. Decio è un giovane romano con tre fratelli impegnati in guerra. Due di loro moriranno sul Trebbia, Roma ha bisogno di tutti i suoi uomini per sventare la minaccia. Anche di Decio che passerà dai campi di grano al mattatoio di Canne. Cinquantamila romani caddero uccisi, altri cinquemila furono fatti prigionieri. Non Decio però, a cui il destino riserva altro. Nasce dalla scrittura dell'archeologo Giorgio Albertini e dalla matita di Giampiero Casertano questa graphic novel (Decio. Edizione ReNoir. 64 pagine. Euro 14). Casertano è la mano da cui hanno preso forma Ken Parker, Martin Myster e adesso Dylan Dog e che adesso fa vivere l'antica Roma. Tavole e tavole in cui la guerra è descritta per quello che realmente è. Dolore, morte e sofferenza. Nulla a che vedere con l'epica di 300 di Frank Miller. Qui più che il soldato c'è l'uomo. Con le sue debolezze.

Infine l'Africa. Quella delle pulizie etniche, dei conflitti dimenticati, delle migliaia di morti invisibili. C'è tutto questo in "Abc Africa. Guida pratica per un genocio" (Jean Philippe Stassen. Edizioni Becco Giallo. Euro 15). Aprile 1994 le truppe delle Nazioni Unite lasciano il Ruanda. E' l'inizio di un genocidio di proporzioni immani. Innocenti sterminati. Vicini di casa che si trasformano in carnefici. Con la comunità internazionale che resta a guardare.

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