All'alba degli anni 70, in Inghilterra, il rock diventa un ballo in maschera. Sotto le sgargianti luci dei neon, impazzano i giovani "dudes": neo-fricchettoni che trasformano i barbosi raduni eco-pacifisti dei loro cugini hippie in uno sfrenato festival del kitsch. Che sia "peace and love", insomma, ma senza più vincoli ideologici o politici di sorta. Trionfano così il disimpegno, il travestitismo e l’ambiguità sessuale, in un profluvio di lustrini e paillettes, piume e rimmel, stivali e tutine spaziali. E' il tempo del "glam-rock" e di una nuova ubriacante Swingin' London. "Rock'n'roll col rossetto", lo definirà John Lennon. In questo carnevale delle vanità, David Bowie centra la maschera perfetta: Ziggy Stardust. Un alieno androgino dalle movenze sgraziate, truccato come una drag queen e munito di parrucca color carota. E' lui "l'uomo che cadde sulla terra", il messia ("a leper messiah") di una rivoluzione rock che dura una stagione sola, il tempo che passa tra la sua ascesa e la sua caduta ("the rise and fall"). E in questa parabola c'è tutta la rappresentazione dell'arte di Bowie: la messa in scena del warholiano "quarto d'ora di celebrità", l’edonismo morboso di Dorian Gray, la parodia del divismo e dei miti effimeri della società dei consumi e, non ultimi, i presagi di un cupo futuro orwelliano.
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- Nick
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giovedì 29 novembre 2007
David Bowie Ziggy Stardust
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Etichette: Recensione Dischi
venerdì 23 novembre 2007
The Darknight's Return
“Il Ritorno del cavaliere oscuro” in originale "The Darknight's Return", creato è disegnato da Frank Miller. E’ il primo fumetto che lessi dell’autore americano d’origine anglosassone. Mi recai dal “Supermarket del Fumetto” in Via Montesanto a Napoli. In quel periodo, più o meno una dozzina di anni fa, il fumetto americano stava attraversando un periodo molto fertile sia come quantità sia come produzione artistica. Sulla scena dei comics nuovi disegnatori e soggettisti provenienti soprattutto dal mercato inglese, davano linfa ai fumetti dei supereroi della Marvel e della DC Comics le due più grosse case di comics americani. Altre case editrici come per esempio
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Etichette: Recensione Comics
giovedì 22 novembre 2007
La stazione della speranza.
Questa mattina ho raccontato una storiella a mio figlio. In sintesi, è la trama di un piccolo film o se vogliamo dire meglio, di un “corto”, che ho visto qualche anno fa. Il personaggio principale è un signore che per comodità chiamerò Vincente e abita in una piccola cittadina del sud francese. Il nostro riceve una telefonata d’assunzione lavorativa che gli dovrà cambiare la vita, anche perché si trova senza lavoro e con diversi debiti da saldare. Si precipita quindi, alla stazione del paese per prendere il treno che dovrà portarlo all’appuntamento (la ditta che dovrà assumerlo si trova in un altro luogo e Vincente non dispone di un automobile). Dopo un po il treno arriva e il nostro amico vi ci salta su tutto contento. Poco più tardi Vincente , si accorge che alcune fermate di altri posti che lui ben conosce, non vengono effettuate. Subito un dubbio lo assale: “ Mio Dio ! Vuoi vedere che ho sbagliato treno ?”. Preso dall’ansia si reca subito dal guidatore per avere la certezza che la "Sua fermata" sia effettuata, e l'autista gli dice: “Mi dispiace signore, questo è un diretto, doveva prendere un locale…”. Vincente si dispera e si mette a piangere, vede il suo sogno di poter cambiar vita, svanire come fumo davanti agli occhi. Questa scena fa impietosire il macchinista che preso dalla commozione, gli propone un’idea: “Senta signore, una volta che stiamo per arrivare alla sua destinazione, io rallenterò la corsa e le aprirò le porte”. “Mi raccomando salti subito a terra, perché il treno non posso assolutamente fermarlo”. La speranza si riaccende nell’animo del nostro protagonista. La "Sua" stazione si sta avvicinando. Il macchinista incomincia la manovra di rallentamento. Vincente è pronto per saltare. Salta…, ma…, che succede ? Nello stesso istante un'altra persona (che sempre per comodità chiamerò Paul,) si aggrappa al braccio di Vincente e sale sul treno ringraziandolo di averlo aiutato a salire e gli dice : “se avessi perso questo treno non me lo sarei mai perdonato, grazie, grazie, amico, grazie”. Il Treno si allontana velocemente dalla stazione, portando con se due anime agitate ma con due destini diversi. Morale: Stiamo attenti a non perdere il nostro treno. Nico
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mercoledì 21 novembre 2007
Come un killer sotto il sole
Curiosavo tra lo scaffale dei libri nuovi in uscita alla FNAC http://www.fnac.it/it/ , quando i miei occhi si sono piombati su di un titolo: "Come un killer sotto al sole". l'ho sfogliato con avidità. Mi sembra un ottimo lavoro sulla produzione musicale e cronistoria ragionata dei testi di Bruce Springsteen. Da una prima impressione, il libro sembra scritto con criterio e competenza. Mi sono promesso di comprarlo anche per il fatto che seguo da tempo i lavori musicali del "Boss". Credo che questo libro sia utile, per capire meglio i testi delle canzoni ed il contesto in cui sono state realizzate, ma anche per riflettere sul pensiero di un americano che racconta di un "altra America". Nico - qui sotto trovate un'introduzione che ho preso dal sito della casa editrice del libro.
Bruce Springsteen - Come un killer sotto il sole | ||
Il grande romanzo americano (1972 - 2007) | ||
qualcosa che non riescono a guardare in faccia. Alcuni passano tutta la vita a cercare di nasconderlo, se lo portano addosso a ogni passo, fino a che un giorno se ne liberano, se ne liberano o lasciano che li trascini sul fondo, là dove nessuno fa più domande né perde tempo a guardarti in faccia, nel buio ai margini della città. » I testi originali di cento e più canzoni, dal 1972 fino al 2007, con traduzione a fronte e note dettagliate. Biografia di Springsteen, discografia, videografia e bibliografia complete, aggiornate fino all’ultimo album MAGIC. Con un avvincente e documentato saggio introduttivo. Prefazione di Ennio Morricone Bruce Springsteen è uno dei musicisti più amati al mondo – e l’Italia non fa eccezione - ma è un musicista d’un tipo particolare: perché è prima di tutto uno storyteller, un “raccontatore di storie”. Ogni sua canzone racconta la vita, o l’episodio decisivo della vita, di un ragazzo, di una donna, di una coppia, di un padre e un figlio; ogni sua canzone racconta un angolo degli Stati Uniti d’America, una strada, un deserto, un paese, una città. Ecco perché Leonardo Colombati ha voluto dare a questa raccolta di canzoni il sottotitolo Il Grande Romanzo Americano, selezionando e traducendo di persona cento e più testi di Springsteen. Con questo libro coloro che hanno sempre amato l’opera del Boss potranno finalmente collocarla a buon diritto nella loro libreria accanto a libri di poesia come l’Antologia di Spoon River di Lee Masters, a grandi romanzi come Furore di Steinbeck, o Underworld di DeLillo. E nel suo appassionato saggio introduttivo, Colombati mostra come sia possibile considerare questo “menestrello”, cantore della società americana così industriale e insieme così prossima alle radici popolari, alla pari dei grandi della letteratura. Nel sontuoso apparato di note ai testi, Colombati ricostruisce le circostanze - spesso raccontate dallo stesso Springsteen - nelle quali le canzoni furono composte, e ne illumina il senso profondo ricostruendo il fitto reticolo di rimandi alla cultura popolare e “alta” così come alla storia sociale e politica degli States. È on line il sito appositamente dedicato al libro: www.killerinthesun.com. Codice ISBN: 978-88-518-0091-8 Pagine: 663 Prezzo di copertina: € 24,00 Prezzo scontato 10%: € 21,60 Leonardo Colombati è nato a Roma nel 1970. Il suo primo romanzo, Perceber (Sironi 2005); finalista al Premio Viareggio), è stato salutato come uno tra i più significativi degli ultimi anni. Il secondo, Rio, è uscito nel marzo 2007 per Rizzoli. Redattore di «Nuovi Argomenti», collabora con «Il Giornale» e «Vanity Fair». www.medicine-show.net è il sito della rivista musicale diretta da Colombati, alla quale collaborano, tra gli altri, Alessandro Piperno, Mario Desiati, Giulio Mozzi. | ||
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Etichette: recensione libri
James Senese ed Io. By Nico
Da ragazzo ho partecipato con alcuni amici alla costruzione di una radio locale (un po di anni fa ehm...). l'emittente si chiamava "Radio Saturno" - La cosa divertente e curiosa era perché credevo che il nome della radio fosse dato dal fatto che suonava bene, invece era il "diminutivo" di Saturnino cioè il nome del proprietario. La sede si trovava nei pressi di piazza G.Vico. Erano giorni frenetici per le radio emittenti, infatti il governo con la legge Mammì (l'allora Ministro) aveva emendato una norma che regolarizzava le frequenze e chi ne occupava il segnale doveva mettersi a posto denunciando per l'appunto la frequenza che occupava. Successivamente, una volta che il segnale era nostro, incominciammo la fase operativa. Al sottoscritto venne dato un programma musicale che battezzai "La Banda del Sole". Il titolo lo "presi in prestito" da un Album di Toni Esposito e proponevo come ascolto pezzi di artisti locali che tutta la stampa di critica musicale aveva definito come: "Neapolitan Power". Il capofila ed elemento trainante era Pino Daniele e su questo non ci sono dubbi. I musicisti napoletani in quegli anni era ambiti da tutto il sistema discografico italiano. Artisti di livello Internazionale partecipavano ai progetti di molti lavori di artisti partenopei. Insomma, era un periodo molto fertile per Napoli e per certi versi per tutto il sud musicale. In quel contesto Radio Saturno muoveva i primi passi. Un giorno venimmo a sapere che all'interno del Palazzo Fuga si organizzava un concerto di James Senese. Il direttore della radio mi inviò per fargli un intervista. Allora al pensiero di intervistare uno dei musicisti che aveva contribuito con la sua creatività al lancio di tutto il movimento, mi suscitava non poca emozione. L'intervista a dire il vero non andò benissimo, feci un errore, un errore da ingenuo: gli chiesi letteralmente - se la memoria non m'inganna-: " nell'ascoltare il concerto ho avvertito in alcuni pezzi "l'influenza dei Wehater Report specie nei giri di basso" lui si indispettì da quella domanda- anche se credo fosse più che altro una considerazione del tutta personale- e mi apostrofò in modo piuttosto veemente : "ma tu suoni?" e poi : " ma tu componi musica?". Dopo quelle risposte non dissi più niente. Turbato dal fatto che le mie parole lo avessero infastidito. In realtà faccio autocritica e dico che feci un peccato di superbia a fargli quell'appunto e lui fece bene a ricordarmi che non potevo, anche se le pensavo, fare quel tipo di domande. Dopo quella volta lo rivisto solo suonare in vari concerti dal vivo e la mia stima per lui, nonostante l'episodio non è mai finita, anzi continuo ad apprezzare sempre di più il vero "Nero a Metà" della musica Italiana ed internazionale. Carattere a parte. Nico
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Sfondo - Napoli al tramonto
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Etichette: pensieri miei
martedì 20 novembre 2007
La Sirena Parthenope
Questo bell'articolo su la sirena partenopea simbolo di Napoli lo trovate sul sito http://www.ilportaledelsud.org
La Sirena Parthenope
di Ciro La Rosa
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Prima di trovare la sistemazione in Palazzo San Giacomo, la statua di Marianna a capa e' Napule si trovava abbandonata in un cantone di Piazza Mercato (vicino al mare); poi fu posta su di un piedistallo per volere di un anonimo cittadino nel XVIII secolo.
Ha assistito a tutta la storia di Napoli, partecipandovi anche. I Napoletani avevano con lei un rapporto affettivo contraddittorio, sfogavano su di lei tutti i malumori di un popolo oppresso, poi tornata la calma rimediavano i danni riportati; durante la rivolta di Masaniello, del luglio 1647, nel periodo dei Vicerè spagnoli, le venne rotto il naso. Un altro pericolo serio lo corse all’epoca della Repubblica Partenopea del 1799, stato satellite della Francia, invisa al popolo fedele a Casa Borbone, il quale la identificò con la “Marianna” simbolo della Repubblica Francese, nome che le rimane tutt’ora; ma a salvarla fu quell’atavico e misterioso senso di rispetto dovutole che la faceva ritenere sacra. Infatti, era, 20 secoli prima, parte di una statua che rappresentava la Sirena Parthenope (dal greco arcaico: vergine dalla voce di fanciulla) che aveva dato il suo nome al primo nucleo di quella che sarebbe stata la città di Napoli.
Napoli è una delle città più antiche d’occidente, le sue memorie risalgono al IX secolo a.C., quando approdarono sull’isolotto di Megaride (Megharis), dove ora sorge Castel dell’Ovo, i primi coloni greci creando un insediamento, nel IV secolo a. C., chiamato Palepolis, tra l’isolotto, Monte Echia e il leggendario fiume Sebeto. Essi provenivano dall’isola di Rodi portando con loro il culto orientale delle Sirene (esseri mitologici con la testa di donna e il corpo d’uccello e poi rappresentati metà donna e metà pesce) che si diffuse in tutto il sud del Mar Tirreno.
Gli scogli delle Sirene, delle quali si parla anche nell’Odissea, sarebbero, secondo la leggenda, quelli di fronte Positano oggi chiamati “Li Galli”, il cui primitivo nome era Sirenusse (ultimo proprietario fu il ballerino Rudolf Nuraiev), così le origini di Napoli si intrecciano con la storia, la leggenda ed il mito di Ulisse, la terra Campana è indissolubilmente legata al nome di Omero, e dello stesso Ulisse, delle cui più memorabili avventure è stata teatro.
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Isolotto “Li Galli”
La Maga Circe (il cui sito, secondo il mito, è posto nel Basso Lazio, oggi Parco Nazionale del Circeo) aveva messo in guardia Ulisse contro il canto delle Sirene, ma se avesse voluto ascoltarle, avrebbe dovuto turare con la cera le orecchie dei suoi compagni e farsi legare all’albero maestro della nave. Nella luce abbagliante del mezzogiorno facevano sentire la loro melodiosa voce, nascondendo tra i fiori i resti dei marinai che non avevano resistito al loro richiamo lasciandosi morire sugli scogli. Seducendo non solo con il canto ammaliante ma anche con le parole, promisero ad Ulisse che avrebbero rivelato i segreti della conoscenza e di tutto quello che avviene in ogni tempo e luogo della terra, egli cercò di liberarsi ma i suoi compagni lo legarono più strettamente, così la nave passò oltre e si salvarono.
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Il canto delle Sirene ad Ulisse
Le Sirene erano divine, ma non immortali, fallendo il loro potere di incantatrici nei confronti di Ulisse, si uccisero precipitandosi dagli scogli, queste erano le figlie nate dall’unione di Acheloo, divinità fluviale, con una delle Muse: Leucosia (la bianca), Parthenope (la vergine) e Ligea (dalla voce chiara).
Il corpo di Parthenope fu portato dalle correnti marine tra gli scogli di Megaride, e lì gli abitanti trovarono la dea, con gli occhi chiusi nel bianco del viso e i lunghi capelli che ondeggiavano nell’acqua. Venne posta in un grandioso sepolcro, diede nome al villaggio di pescatori e divenne la protettrice del luogo, venerata dal popolo e onorata con sacrifici e fiaccolate sul mare. Non si sa dove possa essere la sua tomba, (vera o leggendaria), studiosi, archeologi hanno creduto di localizzarla sulla collina di Sant’Aniello a Caponapoli, sotto le fondamenta della chiesa di Santa Lucia, costruita sul tempio dedicato a Partenope, sull’isolotto di Megaride, nel sotterraneo di Castel dell’Ovo. Megaride è un luogo incantato della città dove confluisce la storia, il mito, il primo approdo dei Greci e del ritrovamento del corpo della dea, che continua con la leggenda del mago poeta Virgilio….dove collocherà qui le sue ossa.
Concludo con le parole della scrittrice napoletana Matilde Serao: “… Parthenope non è morta, Parthenope non ha tomba, Ella vive, splendida giovane e bella, da cinquemila anni; corre sui poggi, sulla spiaggia. E’ lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori, è lei che fa brillare le stelle nelle notti serene, ….quando vediamo comparire un’ombra bianca allacciata ad un’altra ombra, è lei col suo amante, quando sentiamo nell’aria un suono di parole innamorate è la sua voce che le pronunzia, quando un rumore di baci indistinto, sommesso, ci fa trasalire, sono i baci suoi, quando un fruscio di abiti ci fa fremere è il suo peplo che striscia sull’arena, è lei che fa contorcere di passione, languire ed impallidire d’amore la città. Parthenope, la vergine, la donna, non muore, non muore, non ha tomba, è immortale ...è l’amore.”
Ciro La Rosa
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Etichette: Storia di Napoli
Fuorlovado -http://www.rinozurzolo.it/
Oggi voglio parlare di un musicista napoletano che ammiro molto, sia come artista che come uomo. Parlo di Rino Zurzolo. Molti lo conoscono come bassista di Pino Daniele e a giusta ragione è definito un eccellente Musicista. Ma non tutti conoscono i sui lavori da solista e qui vorrei parlarvi di un cd che ho avuto modo di comprare ed ascoltare un po di tempo fa (1990) e che credo sia ancora attuale nel panorama della Word Music. Il Lavoro di Zurzolo si chiama "Fuorlovado" e consiglio a tutti di trovarlo nei migliori negozi di dischi. Intendiamoci, Zurzolo a prodotto diversi album da solista e diversi ho avuto modo di ascoltarli, ma questo che è il suo primo lavoro, è per me un vero capolavoro. Nel caso volete approfondire vi segnalo il suo sito che tra l'altro è molto bello. Addirittura se passate il mouse sul pentagramma potrete suonare il suo Contrabbasso.Nico
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Etichette: Musicali
Syberia - Videogames per PC.
Alcuni mesi fa ero in vacanza e mi sono portato per il tempo libero un gioco che avevo trovato alla FNAC di Via Luca Giordano. Syberia, il titolo e la protagonista avevano uno sfondo grafico invitante, così, l'ho comprato ed insieme a mio figlio Simone abbiamo passato delle ore davvero divertenti con questo gioco dalla grafica eccezionale e dalla trama coinvolgente.
Il belga Benoît Sokal è considerato oggi come uno dei maggiori personaggi nel mondo del fumetto. Illustratore raffinato e non banale, oltre che inventore di personaggi molto caratterizzati, Sokal pochi anni fa ha esplorato anche il mondo dei videogames grazie al suo Syberia del 2002, un'avventura grafica dal fascino e dalla qualità vincenti, oltre che fornito di una trama coinvolgente.
Qui una scheda ben dettagliata spiega di cosa si tratta:
Il suo sequel, Syberia II, riporta dunque l'atmosfera incantata e sognante dei paesaggi fantasy, dei mammouth e dei personaggi bizzarri, ma simpatici e fascinosi.
Torna soprattutto Kate Walker, l'avvocatessa americana che, dopo una lunga ricerca era riuscita a trovare Hans Voralberg, il vecchio artigiano di giocattoli e di congegni meccanici, che alla fine le aveva venduto la sua azienda.
Ma Voralberg ha un'ossessione: quella di trovare l'isola dimenticata di Syberia, una terra lontana dai confini del mondo abitato, dove i mammouth scorrazzano liberi e selvaggi…
Syberia rappresenta l'Isola che non c'è di Peter Pan, un mondo incantato a cui la fredda razionalità impone di non credere. Figurarsi quello che può significare per per un serissimo avvocato…
Eppure a Kate Walker manca qualcosa, in fondo non è soddisfatta come persona. E qualcosa le dice che Siberia esiste davvero. Poi c'è quell'atmosfera incantata, quella neve sulle colline, quei buffi personaggi non usuali per lei. Il treno lascia così Aralbad sotto una fitta nevicata. Kate, Hans e l'automa Oscar, arrivano infine a Romansbourg nell'estrema periferia della Russia, prima tappa di una ricerca forse impossibile, ma che schiude tutto ad un tratto le ali della libertà.
La trama del gioco è senz'altro molto affascinante e ricca di spunti, e si adatta abbastanza alla tipologia di gioco, un'avventura punta e clicca dai comandi semplici e poco complessi. In sostanza, ci si troverà a gestire i movimenti di Kate, risolvendo enigmi, esplorando l'ambiente circostante e parlando con i vari personaggi per trovare informazioni ed oggetti che possano condurre alla fine a Syberia. Certo, va detto subito che si tratta di un tipo di gioco forse più adatto ad un PC che una PS2, con alcuni spunti interessanti, ma anche con una limitata interattività, cosa che per utenti della console Sony non è certo usuale.
Graficamente, il gioco è di buon livello, sebbene la gran parte del comparto visivo sia prerenderizzato. I fondali statici sono comunque di ottimo livello visivo e lasciano trasparire l'impronta francese dei disegni originali di Sokal. I protagonisti sono tutti ben caratterizzati e piacevolissimi da vedere, da Hans a Kate (vagamente somigliante a Lara Croft, per le forme generose ed i tratti del viso) dall'automa-umano Oscar ai tanti personaggi di contorno che contribuiscono a rendere l'atmosfera del gioco magica e ricca di fascino.
In più, è evidente la cura per i dettagli che traspare dagli alberi che si muovono spinti dalla brezza invernale, dalla neve che ricopre le colline, dalle impronte che si lasciano al passaggio e da tante altre piccole cose che fanno la differenza fra una bella grafica ed una eccellente.
Anche le animazioni di Kate Walker e dei vari personaggi sono di buon livello e rendono le loro movenze credibili e quasi sempre prive di "scatti".
Non mancano comunque un paio di note stonate nel comparto. Innanzitutto, il non tempestivo aggiornamento dei fondali fra un settore ed un altro. Per comprenderci, il meccanismo è quello di Resident Evil fra una stanza ed un'altra. Qui non ci sono le porte divisorie, ma anche in questo caso fra le varie locazioni dei livelli l'aggiornamento non è immediato e dura un paio di fastidiosi secondi. L'altra lacuna riguarda la cattiva gestione delle telecamere, che spesso non riescono tempestivamente ad inquadrare le fasi dell'azione, impedendo così una visione ottimale degli ambienti. Una lacuna importante, dato che per la risoluzione di molti enigmi sarà necessario visionare attentamente i fondali alla ricerca dell'oggetto giusto.
Il sonoro del gioco è di un livello più che discreto e riesce ad accompagnare bene le ambientazioni e gli scenari di gioco. Il parlato -essenziale per capire i personaggi e le ambientazioni e conseguentemente risolvere vari enigmi e proseguire nell'avventura- è doppiato in un buon italiano, comprensibilissimo e privo di strafalcioni linguistici. Azzeccata anche la scelta delle voci dei personaggi.
La colonna sonora che accompagna le azioni di gioco appare qualitativamente raffinata ed anche parecchio suggestiva e coinvolgente. Più che sufficiente anche il livello degli effetti sonori, realistici e generalmente appropriati.
La giocabilità è sempre un fattore da valutare attentamente ma più che mai in questo caso, data la tipologia di gioco. Diciamo subito che, essendo il gioco un'avventura punta e clicca, in Syberia II ovviamente l'azione non è frenetica e non si hanno repentini colpi di scena o missioni a velocità mozzafiato. Nel gioco il ritmo scorre lento, ed il piacere di scoprire qualcosa in più momento per momento è forse la sua attrattiva principale. Più che il fattore divertimento immediato, qui si stimola l'attività cerebrale, come quando si legge un buon libro e le pagine scorrono una dopo l'altra svelando a poco a poco trama ed intrecci della storia.
Per questi motivi, è ovvio che coloro che preferiscono gli arcade tutta velocità ed azione non troveranno grandi soddisfazioni nel gioco ed anzi lo troveranno frustrante e noioso. La meccanica di gioco è infatti piuttosto semplice e ripetitiva: interagendo con i vari personaggi presenti bisogna cercare di risolvere i vari problemi pratici e le missioni che di volta in volta il gioco propone, generalmente del tipo: "trova l'oggetto X per attivare il congegno Y" e così via.
Detto questo, una parola va spesa per il sistema di controllo, facile ed immediato, sebbene spesso non calibratissimo per quanto riguarda le azioni con i vari oggetti. La levetta analogica sinistra gestisce i movimenti Kate, la X serve come tasto azione, il quadrato per correre ed il cerchio come scelta dell'oggetto da usare. In più, Kate ha sempre con sé il suo telefono cellulare che serve per comunicare all'esterno con determinati personaggi.
La longevità è sufficientemente ampia, sebbene non si parli certo di decine di ore per il completamento del gioco. Quattro "mondi" compongono l'universo di Syberia II, e certo non sarà facile arrivare a completarli tutti, data anche la discreta difficoltà nella risoluzione di alcuni dei puzzle indispensabili per proseguire nell'avventura. Certo, una volta che il gioco è concluso, sarà difficile che lo si riprenda per una nuova partita dato che il fattore rigiocabilità è quasi inesistente, a meno di non voler solo immergersi nell'atmosfera fatata che il gioco contiene in sé.
Concludendo, Syberia II è uno di quei giochi che si amano o si odiano, senza mezze misure. Si tratta infatti di un'avventura stile PC con un suo intrinseco fascino e un'ambientazione nella quale ci si immerge senza riserve, ma anche senza grande libertà di azione (l'esplorazione dei vari livelli è infatti basata su schemi ben precisi). E - come già sottolineato prima- certo rappresenta un videogame privo di quelle caratteristiche che vanno di moda oggi, ossia velocità, azione ed effetti speciali.
Insomma, un titolo adatto forse a pochi amanti del genere, per i quali la sua valutazione sarà senz'altro buona. Ma per chi ama qualcosa di più immediato e ricco di azione, Syberia II rappresenterà solo un titolo irritante e assolutamente inutile da giocare. Il voto finale è dunque solo indicativo, e rappresenta un premio alla bella ambientazione ed al fascino di quest'avventura atipica.
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Etichette: recensione giochi
La Kriptonite nella borsa
Ho letto questa mattina sul "ilNapoli" edizione digitale, il lancio di questo nuovo libro dello scrittore Ivan Cotroneo, dal titolo "La kriptonite nella borsa". Il romanzo si svolge a Napoli è la cosa mi ha incuriosito. Ho fatto una piccola ricerca sul web ed ho trovato alcune cose che qui propongo. Resta sospeso il fatto che il libro bisognerà leggerlo per poterne dare la giusta critica.
Ivan Cotroneo è nato a Napoli nel 1968. Diplomato in sceneggiatura presso il Centro Sperimentale di Cinematografia,ha vinto tra gli altri il premio Solinas e il premio Moravia.
Per il cinema ha scritto sceneggiature per Pappi Corsicato e Daniele Luchetti, fra gli altri. Per la televisione ha scritto diverse fiction ed è autore di spettacoli comici come L'Ottavo Nano e del talk show Parla con me. Ha scritto radiodrammi e ha adattato romanzi per il teatro.
Da quattro anni tiene un laboratorio di sceneggiatura cinematografica e televisiva presso il DAMS, Terza Università di Roma.
Èil traduttore per l'Italia delle opere letterarie di Hanif Kureishi e Michael Cunningham.
Collabora inoltre con diverse riviste, fra le quali Rolling Stone e Rodeo.
Ha pubblicato nel 1999 la raccolta Il piccolo libro della rabbia e nel 2003 il suo primo romanzo Il re del mondo.
In una Napoli surreale
con il libro di Cotroneo
■ 1973. E si pensa Napoli al
tempo del colera, in una rovente
fine di agosto. La città in pochi
giorni fu in ginocchio. Il sistema
sanitario si trovò impreparato,
e arretrato. L’allarmismo
ingigantì isteria e paure
ancestrali. Napoli ritornò, in un
soffio, ad essere una città di inizio
ottocento. Invece, nel 1973,
c’era anche un’altra Napoli, dove
un tale si crede Superman e
cerca di fermare un autobus in
corsa a Piazza Municipio. Si
chiama Gennaro, ovviamente
ha paura della kriptonite, ed è
uno dei personaggi del nuovo
libro di Ivan Cotroneo: la krip
tonite nella borsa (Bompiani)
Qui sotto la copertina
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Etichette: Libri
lunedì 19 novembre 2007
Biografie
Biografia di
Domenico Cimarosa
Musicista e compositore, nacque ad Aversa nel 1749, è considerato uno dei maggiori rappresentanti dell'opera comica italiana di fine Settecento.
Compositore fecondissimo, non fu figlio d'arte (come Mozart, ad es., per ricordare un musicista che gli è stato spesso avvicinato), né proveniva da una ricca famiglia in cui la cultura circolasse quotidianamente. La madre era, infatti, una lavandaia ed il padre un modesto muratore che, quando il bambino aveva 4 anni, dovette abbandonare la sua città per Napoli, dov'era in atto la costruzione della nuova reggia di Capodimonte. E fu durante il lavoro che solo 3 anni dopo, per la caduta da un'impalcatura, morì lasciando 1'unico figlio e la moglie in condizioni di miseria estrema.
Alla scarsa cultura familiare, ed anche al materiale sostentamento di Cimarosa, sopperì un frate di cui non ci è nemmeno trasmesso esattamente il nome , che occupava il posto di organista nel convento di San Severo dei padri conventuali al Pendino, dove la madre del musicista lavorava come lavandaia e presso al quale i Cimarosa vivevano. Fu quel frate a fornire a Cimarosa i primi rudimenti della musica e della poesia, ed il ragazzo manifestò tanto precocemente la sua inclinazione che nel 1761 venne gratuitamente accolto nel Conservatorio della Madonna di Loreto.
A completarne l'educazione musicale sarebbe stato Nicolò Piccinni. Oltre che violinista, clavicembalista e organista, Cimarosa fu cantante fornito di cultura e di buoni mezzi vocali.
Malgrado la sua intensissima attività, Cimarosa colse il suo primo successo teatrale solo nel 1779 Ancora per Roma scrisse la sua prima opera seria, il "Caio Mario", ma la vena principale di Cimarosa era quella comica e doveva presto riaffermarsi con una delle poche opera cimarosiane che, se pur non rimangono in repertorio, sono almeno note agli studiosi: "Giannina e Bernardone". Con le composizioni sin qui citate. il musicista aversano ampliò la propria notorietà ben al di là dei confini italiani, ed essa raggiunse i principali paesi europei, fino alla Russia, ove Cimarosa venne invitato nell' 87 a sostituire il Sarti, che a Pietroburgo era maestro di cappella. Cimarosa accettò l'incarico, anche confortato dai consigli di Paisiello, appena reduce dalla corte di Caterina II, ma approfittò del viaggio per far sosta nelle principali corti italiane, ove venne entusiasticamente accolto. L'imperatrice lo accolse entusiasticamente dopo averlo sentito cantare e suonare al clavicembalo, e gli assegnò l'incarico di maestro di cappella (che era stato del Sarti) oltre a quello di insegnante di musica dei due nipoti.
Dopo aver sostato per 3 mesi a Varsavia , Cimarosa giunse a Vienna, ove Leopoldo II era succeduto a Giuseppe II; Leopoldo II non era particolarmente interessato al teatro musicale, ed il suo regno rappresentò un momento di decadenza musicale della capitale dell'impero. Egli venne incaricato di comporre un'opera su parole del poeta cesareo Giovanni Bertati; ne nacque il capolavoro cimarosiano: "Il matrimonio segreto". L'opera ebbe tale successo che Leopoldo II, che pure, si è detto, non era un amante della musica, invitò a cena il compositore, i cantanti ed i musicisti e li invitò poi a ripetere subito l'intera opera quindi Cimarosa ritornò a Napoli, preceduto dalla fortuna del "Matrimonio segreto", che venne rappresentato come prima opera al Teatro de Fiorentini per l'anno 1793. Ma non si trattava esattamente della stessa opera, poiché era stato necessario compiere qualche adattamento per la diversa compagnia di canto. Comunque l'entusiasmo non fu inferiore a quello manifestato in Russia, e l'opera fu rappresentata ben 110 sere in 5 mesi.
Altro successo furono "I Traci amanti", cui seguirono le più note "Astuzie femminili" (nel '94) e l'opera seria "Gli Orazi e i Curiazi". Si preparavano intanto gli avvenimenti che più negativamente avrebbero inciso sulla non felicissima vita del compositore: da una parte il primo manifestarsi dei disturbi nervosi che lo avrebbero portato alla morte, e dall'altra lo scoppio della rivoluzione napoletana del '99. A quest'ultima Cimarosa aderì con sincero entusiasmo, tanto da spingersi a scrivere un inno repubblicano su parole di Luigi Rossi. Naturalmente ne scontò le conseguenze quando trionfò la reazione, anche perché Cimarosa aveva nascosto nella propria casa il giacobino Nicaso di Mase.
Cimarosa venne incarcerato, mentre il Rossi veniva giustiziato, ed in galera rimase per 4 mesi, finché venne liberato o per un intervento di ecclesiasti o per volontà dei russi. In ogni modo e certo che Cimarosa preferì abbandonare il Regno delle Due Sicilie, o vi fu costretto, per recarsi prima a Padova e poi a Venezia, ove venne incaricato di comporre l'"Artemisia", che però non riuscì a terminare, poiché i citati disturbi nervosi ed un carcinoma al basso ventre lo condussero a morte dopo soli 8 giorni dal manifestarsi del male, all'inizio del 1801, in Palazzo Duodo, ove abitava. Il corpo venne inumato nella Chiesa di S. Michele Arcangelo (che venne presto adibita ad altro scopo, cosa che portò alla scomparsa dei resti di Cimarosa). Questa piccola biografia insieme a diverse altre le potete trovare sul sito: http://www.dentronapoli.it
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Etichette: Biografia di Musicisti Napoletani
sabato 17 novembre 2007
Gandhi detto Il Mahatma -
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Ricerca scolastica di Simone Musella (Mio Figlio anni 10)
Mohandas Karamchard Gandhi, detto il Mahatma (in sanscrito significa Grande Anima, soprannome datogli dal poeta indiano R. Tagore), è il fondatore della nonviolenza e il padre dell'indipendenza indiana.
Il nome Gandhi in lingua indiana significa 'droghiere': la sua famiglia dovette esercitare per un breve periodo un piccolo commercio di spezie.
Nato il 2 ottobre
Di origini benestanti, nelle ultime generazioni la sua famiglia ricoprì alcune cariche importanti nelle corti del Kathiawar, tanto che il padre Mohandas Kaba Gandhi era stato primo ministro del principe Rajkot. I Gandhi tradizionalmente erano di religione Vaishnava; appartenevano cioè ad una setta Hindù con particolare devozione per Vishnù.
Nel 1893 si reca in Sud Africa con l'incarico di consulente legale per una ditta indiana: vi rimarrà per ventuno anni. Qui si scontra con una realtà terribile, in cui migliaia di immigrati indiani sono vittime della segregazione razziale. L'indignazione per le discriminazioni razziali subite dai suoi connazionali (e da lui stesso) da parte delle autorità britanniche, lo spingono alla lotta politica.
Il Mahatma si batte per il riconoscimento dei diritti dei suoi compatrioti e dal 1906 lancia, a livello di massa, il suo metodo di lotta basato sulla resistenza nonviolenta, denominato anche Satyagraha: una forma di non-collaborazione radicale con il governo britannico, concepita come mezzo di pressione di massa.
Gandhi giunge all'uguaglianza sociale e politica tramite le ribellioni pacifiche e le marce.
Alla fine il governo sudafricano attua importanti riforme a favore dei lavoratori indiani: eliminazione di parte delle vecchie leggi discriminatorie, riconoscimento ai nuovi immigrati della parità dei diritti e validità dei matrimoni religiosi.
Nel 1915 Gandhi torna in India dove circolano già da tempo fermenti di ribellione contro l'arroganza del dominio britannico, in particolare per la nuova legislazione agraria, che prevedeva il sequestro delle terre ai contadini in caso di scarso o mancato raccolto, e per la crisi dell'artigianato.
Diventa il leader del Partito del Congresso, partito che si batte per la liberazione dal colonialismo britannico.
Nel 1919 prende il via la prima grande campagna satyagraha di disobbedienza civile, che prevede il boicottaggio delle merci inglesi e il non-pagamento delle imposte. Il Mahatma subisce un processo ed è arrestato. Viene tenuto in carcere pochi mesi, ma una volta uscito riprende la sua battaglia con altri satyagraha. Nuovamente incarcerato e poi rilasciato, Gandhi partecipa alla Conferenza di Londra sul problema indiano, chiedendo l'indipendenza del suo paese.
Del 1930 è la terza campagna di resistenza. Organizza la marcia del sale: disobbedienza contro la tassa sul sale, la più iniqua perché colpiva soprattutto le classi povere. La campagna si allarga con il boicottaggio dei tessuti provenienti dall'estero. Gli inglesi arrestano Gandhi, sua moglie e altre 50.000 persone. Spesso incarcerato anche negli anni successivi, la "Grande Anima" risponde agli arresti con lunghissimi scioperi della fame (importante è quello che egli intraprende per richiamare l'attenzione sul problema della condizione degli intoccabili, la casta più bassa della società indiana).
All'inizio della Seconda Guerra Mondiale Gandhi decide di non sostenere l'Inghilterra se questa non garantirà all'India l'indipendenza. Il governo britannico reagisce con l'arresto di oltre 60.000 oppositori e dello stesso Mahatma, che è rilasciato dopo due anni.
Il 15 agosto
L'atteggiamento moderato di Gandhi sul problema della divisione del paese suscita l'odio di un fanatico indù che lo uccide il 30 gennaio 1948, durante un incontro di preghiera.
Ricerca della biografia di Ghandi a cura di Simone Musella
Pubblicato da Nick alle 07:41 0 commenti
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giovedì 15 novembre 2007
La paura degli stranieri
La paura degli stranieri è una reazione che nasce da un senso profondo d’insicurezza. Credo che in una società televisiva quale la nostra i responsabili dei palinsesti in collaborazione con i pubblicitari (che poi sono quelli che determinano le scelte dei programmi) devono creare le condizioni necessarie a far sì che il messaggio di fratellanza e di solidarietà sia diffuso più efficacemente nell’arco delle trasmissioni delle reti sia nazionali che private. Credo che questa mia proposta sia molto seria, visto il clima che sta vivendo il nostro paese. Sembra quasi che i mali della nostra società siano solo gli immigrati e i tifosi facinorosi. Puntando il dito solo su questi aspetti facciamo una politica sbagliata. I veri mali della nostra patria sono altri e più difficili, come:
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martedì 13 novembre 2007
Julia - Sigur Ròs
Oggi vorrei parlarvi di un gruppo musicale che ho conosciuto qualche anno fa grazie al fumetto creato da Giancarlo Berardi ed edito dalla Bonelli. Il fumetto è "Julia" - in alto potete scaricarvi il wallpaper- e la protagonista è una criminologa che si occupa dei delitti usando il cervello, invece che delle pistole (anche se una grossa ceneriera sapientemente nascosta nella borsetta a volte le fa comodo). La nostra eroina in un racconto descriveva la musica di una band islandese chiamata "Sigur Ròs" (credo che si scriva così) definendola "Bellissima" e la cosa curiosa e per certi versi originale che descriveva Julia, era che le copertine dei primi album le stampavano in bianco e senza titoli. Lasciando la scelta all'ascoltatore che divolta in volta poteva realizzare in base all'emozioni che riceveva. Inutile dire che dopo aver letto la storia sono andato in rete per cercare notizie e poi recarmi in un negozio di dischi. Il risultato è che ho comprato l'album di cui mostro la copertina. Successivamente ho ascoltato anche altre cose dei ragazzi d'Islanda, ma posso dire che "Agaetis Bryjun" - sotto c'è la copertina dell'album- è a mio giudizio il loro capolavoro. Nico
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lunedì 12 novembre 2007
Gabriele Sandri 27 anni
Questa mattina cercavo di ragionare sui fatti drammatici che sono successi ieri a Roma e di riflesso anche in altre città d’Italia e che sono questi: un ragazzo di 27 anni è morto all’interno di un’auto, raggiunto da un proiettile. Una volante della polizia era arrivata sul luogo dove doveva sedare una rissa avvenuta tra due diverse tifoserie che si accingevano a raggiungere lo stadio. Da com’è stata ricostruita la scena in tv da parte di diverse rubriche che si sono occupate della vicenda, a sparare è stato un poliziotto. Il questore d’Arezzo che si sta occupando del caso ha riferito che saranno accertate tutte le responsabilità dell’accaduto. Tutte le partite che si sono giocate hanno rimandato il calcio d’inizio di 10 minuti. Il ragazzo che è stato ucciso era un tifoso della Lazio e per questo motivo la partita Inter -Lazio è stata rinviata. A Bergamo i tifosi si sono rivoltati per impedire che la partita Atalanta - Milan si giocasse, creando non pochi danni alla struttura dello stadio. In sostanza, hanno preso un tombino dalla strada e lo hanno usato per fracassare un vetro corazzato che fa da divisione tra i tifosi e il campo di calcio. La partita serale che si doveva tenere tra
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Etichette: pensieri miei
domenica 11 novembre 2007
Parlo con te- Giorgia
Ieri sera stavo a casa e ho visto sul digitale terrestre la partita del Napoli che giocava in casa del Palermo. Purtroppo è andata male, la mia squadra ha perso per 2 a 1. Così, per consolarmi sono andato in rete a guardarmi qualche video musicale sul sito "YouTube". Ho scovato questo nuovo pezzo di Giorgia che trovo bellissimo sia nel testo che nella parte musicale e che qui vi propongo. Trovo che Giorgia sia davvero una delle più belle voci italiane. Anche se non sempre le canzoni sono alla sua altezza, ogni volta che la sento cantare le dedico molta attenzione ,che specie quando canta
dal vivo, mi ripaga facendomi provare delle "Good Vibration". Nico
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giovedì 8 novembre 2007
Saviano a "Che tempo che fa".
Alcuni Giorni fa guardavo alla TV "Che tempo che fa", la trasmissione condotta da Fabio Fazio. Il conduttore intervistava Roberto Saviano l'autore del libro "Gomorra". Il Libro è una sorta di romanzo che l'autore vive in prima persona facendo inchiesta giornalistica tra le zone controllate dal "Sistema" è romanzando il tutto con fatti presi dai verbali dei processi giudiziari. Il libro è scritto molto bene, anche se il quadro che n’esce è molto desolante… Torniamo a noi: ad un certo punto dell'intervista Fazio gli ha fatto una domanda che anche'io avrei voluto che gli facesse: "perché la camorra importa le scorie radioattive delle industrie del nord e le riversa nel proprio territorio provocando un aumento esponenziale delle malattie tumorali ?" - la risposta di Saviano è stata: "In una intercettazione telefonica fatta ad un clan di camorristi della zona di Caserta gli inquirenti avevano ascoltato il seguente discorso -"ma non è che versando questo roba nel fiume rischiamo di avvelenarci ?" -diceva uno del clan- e l'altro -" ma a noi che c'è ne frega tanto beviamo acqua minerale"- Ora, sentendo queste parole la prima risposta che mi sono dato è stata: Ecco con chi abbiamo a che fare, con gente che - Visto il tema del discorso che tenevano-definire "munnezza" è fargli un complimento.
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mercoledì 7 novembre 2007
Napoli nella spazzatura.
Mi sono sempre chiesto perché il problema della raccolta della spazzatura sembra riguardare solo la mia città ?
Le altre città d’Italia non hanno questo problema, perché ? Possibile che sia solo un’emergenza “Napoli” ? E’ se sì. Allora perché non si prendono gli opportuni provvedimenti ?.
Confesso che a questi interrogativi non riesco a trovare delle risposte. Nel periodo che c’era la destra al governo centrale, pensavo che volessero boicottare la giunta di sinistra, che da anni
ha il potere in tutta
La culla delle civiltà.
Il nostro territorio è uno dei più belli al mondo… Perché dobbiamo sopportare tutto questo ? Vorrei fare un appello a tutti gli artisti e intellettuali: Fermiamo la mano di chi ci vuole male, fermiamo la scarico dei rifiuti tossici da parte delle industrie nordiste.
Dite qualcosa, risvegliate le coscienze assopite della borghesia napoletana che in questo momento pensa più a fare soldi che al progresso della città. Io sono innamorato del paesaggio che è straordinario, dalle opere prodotte dai sui artisti, dal mare, dalla storia e chi più ne ha più ne metta. Finiamola di chiuderci nelle nostre case, usciamo e gridiamo in faccia al mondo: BASTA !
Pubblicato da Nick alle 08:25 0 commenti
Etichette: pensieri sul mio paese
Peter Gabriel
Peter Gabriel, artista inglese ex leader del gruppo musicale dei Genesis, è un musicista interessato oltre alla musica, anche a diverse forme artistiche e teatrali. Celebri sono gli show del gruppo di cui faceva parte, dove univa alla musica anche una rappresentazione mimica e come ho detto sopra teatrale. Cosa che ha trasferito anche nelle sue performance solistiche. A parer mio. e non solo, credo, è stato un ideatore di videoclip musicali dove gli elementi musica-teatro si intrinsecavano alla perfezione creando una perfetta miscela che ha aperto la strada a molti ideatori di clip musicali. Per cui in questa pagina inserisco una clip che ha fatto da apripista negli anni 80 - Shock The Monkey-. Segnalo inoltre che dvd contenente i sui video più belli è uscito in offerta e lo si può trovare ancora in giro. Il Dvd si Chiama Play (in alto ho inserito un immagine) e contiene i seguenti video:
Father Son
Sledgehammer
Blood of Eden
Games
I Don't Remember
Big Time
Lovetown
Red Rain
In Your Eyes
Don't Give Up
The Barry Williams Show
Washing of the Water
Biko
Kiss That Frog
Mercy Street
Growing Up
Shaking the Tree
Shock the Monkey
Steam
The Drop
Zaar
Solsbury Hill
Digging in the Dirt
SHOCK THE MONKEY (1984)
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martedì 6 novembre 2007
Critica di Camilleri
Ecco un piccolo pensiero che condivido in pieno dello scrittore siciliano, autore del famosissimo ispettore Montalbano: "Gli unici programmi culturali nella Rai sono quelli sugli elefanti, sulle gazzelle, su rare specie di uccelli" ANDREA CAMILLERI.
Pubblicato da Nick alle 02:37 0 commenti
Etichette: pensieri sul mio paese
Avido di carne e coccole
Vive soprattutto in cattività
■ E’ il più grande carnivoro della terra, ma suscita un'immensa
tenerezza. L'orso polare ha una popolazione stimata intorno alle
25 mila unità. Il 60 per cento di essi vive in Canada. vittime
predestinata di questo mammifero sono soprattutto le foche.
tuttavia non disdegna neanche trichechi, granchi e volpi polari.
Pericolo estinzione per l’orso polare
Il riscaldamento globale sta causando il rapido scioglimento dei ghiacciai, habitat naturale del più grande carnivoro del pianeta
■ ■ Secondo gli ambientalisti l’orso polare rischia di
estinguersi nei prossimi cinque anni. Il riscaldamento
globale, derivante anche dall’effetto serra, sta infatti
provocando il progressivo scioglimento dei ghiacciai. Di conseguenza questi mammiferi, che possono arrivare a
pesare anche
verso le latitudini più alte. Secondo gli studiosi la riduzione
del loro habitat naturale influenza negativamente la vita della specie, abituata a effettuare la riproduzione in
una grotta scavata nel ghiaccio e costretti ora ad adattarsi
alla terraferma. Continuando così la calotta polare
scomparirà del tutto prima della fine di questo secolo.
Questa terribile notizia l'ho presa dal giornale "ilnapoli" dove potrete leggere l'edizione in digitale cliccando sul link della barra laterale a dx.
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Pubblicato da Nick alle 01:48 0 commenti