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sabato 31 maggio 2008
Cowparade a Capri
Pubblicato da Nick alle 04:22 0 commenti
Etichette: riflessioni
Campi rom bruciati, "Quanta solitudine dopo quei roghi"
Qui, su via Virginia Woolf, di nomadi ce n´erano 70 fino a due settimane fa. Il campo era cresciuto negli ultimi mesi, e parallelamente erano cresciute le proteste degli abitanti della zona. In più di un condominio i residenti si erano consultati alla ricerca di un modo per mandarli via. Da questo clima sul quale ha soffiato la camorra, oltre che dagli interessi economici sulla zona, sono venute le rappresaglie prima, gli incendi dopo. Basta un fiammifero per dare alle fiamme le baracche abbandonate dai rom. Il che rende più difficile anche il compito degli agenti di polizia, a caccia di chi ancora ieri faceva terra bruciata per garantirsi il non ritorno dei nomadi. «E questo incendio non sarà l´ultimo, qui a Ponticelli». La furia di chi si accanisce contro i rom non viene tenuta a freno dal passaggio di qualche pattuglia della polizia. E neppure dalle indagini della Digos, che su Ponticelli è stata chiamata ancora a verificare l´accaduto e ad individuare i responsabili delle violenze. Che ora si accaniscono contro le cianfrusaglie abbandonate dalle famiglie in fuga, contro le baracche che potrebbero offrire rifugio a qualcun altro. Ma quello di ieri è rogo doloso, dicono gli inquirenti.
«Io sono rimasto a Napoli con la mia famiglia, ma ora ho paura per i miei figli» racconta Marion, uno dei rom fuggiti precipitosamente via da Ponticelli. «I miei amici sono stati picchiati, gli hanno incendiato tutto», racconta. «Quella ragazza che ha tentato di rapire il neonato - continua - ci ha rovinato. Ci ha messi tutti nei guai. Ma è sbagliato prendersela con tutti: deve pagare chi sbaglia. La polizia deve arrestare chi ruba i soldi, chi rapisce i bambini. Tutti gli altri non c´entrano. Ora invece la gente ci dice che siamo sporchi, che siamo cattivi, ma noi rom non siamo tutti uguali». «Io - continua - ho sempre lavorato come muratore o come bracciante nelle campagne. Ed anche se temo per i miei figli resto qui perché in Romania dove lo trovo un lavoro?»
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Etichette: la mia città
Berlusconi, all'attacco "Chiaiano si farà"
di Roberto Fucillo
Sono i punti cardine del nuovo intervento del premier a Napoli dopo una riunione in prefettura di oltre tre ore. Nessun passo indietro, dunque non ci sono buone notizie per i rivoltosi di Chiaiano e per tutti gli altri abitanti dei luoghi interessati ad ospitare le discariche che restano siti di interesse nazionale, saranno sorvegliate dall'esercito anche di notte perchè non vengano danneggiate e chi dovesse provarci rischia serie conseguenze penali. Tutto questo per riaffermare la forza dello Stato: "In Campania quello che è successo è dipeso da una destrutturazione dello Stato - sono i concetti espressi dal premier- troppe volte in passato si è fatto indietro rispetto alle sue decisioni; le opere pubbliche sono state fermate da minoranze organizzate, ma se una minoranza occupa una autostrada questa è una violenza verso i cittadini e lo Stato; troppe volte in passato le istituzioni hanno preso decisioni su aree e impianti e troppe volte queste decisioni non si sono tradotte in realtà, tutto questo non deve accadere più".
Berlusconi non le ha mandate a dire ai magistrati in rivolta per il suo decreto e ha fatto chiari riferimenti alla recente inchiesta che ha portato a 25 arresti. "Proprio per evitare che singoli magistrati locali rompano anche un anello del delicato circuito" il governo conferma la Superprocura e l'unica responsabilità per tutta la regione riguardo alle indagini al procuratore che non a caso in un inciso Berlusconi ha definito già "procuratore regionale". E ha aggiunto: "Spero che di questo si renda conto anche chi ha prodotto provvedimenti sul personale alla protezione civile che in emergenzialità non ha eseguito dettami di legge validi per la normalità ma non per l'eccezionalità".
Le norme dunque vanno lette, sottolinea il premier che ha specificato anche che : "Non si può pensare che le leggi siano dei moloch da applicare in ogni situazione: le leggi devono essere invece adattate a migliorare le condizioni di vivibilità dei cittadini, sono strumenti". Per il premier "non esiste nessun profilo di incostituzionalità per il decreto, ce lo dicono autorevoli giudici costituzionalisti".
Bertolaso ha quindi confermato che gli impianti di cdr saranno chiusi e trasformati in impianti di per la produzione di compost a uso agricolo e ha chiarito che "oggi i cdr hanno lavorato a pieno regime e comunque abbiamo chiesto alle forze armate di assumerne la gestione: è già a Napoli un team del genio militare al lavoro per un addestramento e per rilevare da qui a qualche giorno l'attività degli impianti".
Su Chiaiano, mentre Bertolaso è apparso attendista - "vediamo prima le analisi", Berulsconi non ha avuto esitazioni: "le relazioni tecniche a nostra disposizione ci rendono sicuri della idoneità della cava".
Il nuovo giro di vite di Berlusconi trova peraltro il consenso delle istituzioni locali, è stato lo stesso premier in chiusura a chiarire che "ho lavorato per tre ore con le autorità locali, tutti esponenti dell'opposiozione e abbiamo lavorato molto bene, loro ci hanno confortato nelle nostre decisioni, anzi è venuto proprio da loro il suggerimento esplicito perché si faccia in modo che il decreto legge abbia un iter veloce in Parlamento e non venga cambiato".
CONSULTA Il documento dei pm
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PROTESTE Barricate e cassonetti saldati a terra
CONSIGLIO DEI MINISTRI A NAPOLI
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L'INTERVISTA "La condanna della Ue non è contro la Campania"
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DIOSSINA Bufala a rischio
Pubblicato da Nick alle 04:15 0 commenti
Etichette: la mia città
Strisce d'autore made in Naples
realizzato da Lorenzo
Cucca, a dispetto della sua giovane età, può già vantare esperienze con la Disney - suo l´adattamento a fumetti di "High School Musical" - e con grossi editori sulle due sponde dell´Atlantico. A lui sono stati affidati sei numeri di "She Hulk", collana dedicata alle divertenti imprese della cugina dell´incredibile Hulk, scritti per l´occasione da Peter David, uno degli sceneggiatori di comics più celebri negli Stati Uniti.
Castiello è invece autore - su testi di Brian Reed - di "Secret invasion frontline", titolo che fa capo a una saga in cui gli eroi della Marvel devono fronteggiare un´invasione degli Skrull, pericolosi alieni in grado di sostituirsi agli esseri umani.
Su entrambe le testate, in uscita tra giugno e luglio, i cromatismi delle tavole disegnate sono curati da Barbara Ciardo, valente colorista che attraverso la sicurezza tecnica riesce a far trasparire una profonda sensibilità artistica.
Altro testimone del momento magico che stanno attraversando gli artisti partenopei del fumetto è Lorenzo Ruggiero. Trentaquattrenne, diplomato alla Scuola Italiana di Comix - di cui ora è anche docente - Ruggiero sta seguendo un percorso professionale e artistico che lo ha portato a lavorare per alcune delle più importanti case editrici del fumetto internazionale, con importanti diramazioni verso i videogames e il cinema. Il suo ultimo lavoro, realizzato in stretta collaborazione con l´illustratore Giuseppe Camuncoli e lo sceneggiatore Matteo Casali, è l´adattamento a fumetti de "La neve se ne frega", una fiaba futuristica dalle atmosfere toccanti ed elegiache, già esordio letterario di Luciano Ligabue.
Nata col beneplacito e la supervisione del rocker emiliano, "La neve se ne frega", edita dall´emiliana Panini Comics, rappresenta l´ultima tappa di un cammino costellato di successi. Disegnatore, inchiostratore e colorista, Ruggiero inizia la sua carriera nel 2002 entrando a far parte della Innocent Victim, laboratorio del fumetto che produce lavori pubblicati anche in Francia, Germania e Usa. Notato dalle majors americane, viene reclutato dalla Dc Comics che gli affida incarichi per gli albi dedicati a Robin, il variopinto partner di Batman, e ad altri personaggi come l´occultista John Constantine (interpretato al cinema da Keanu Reeves); l´antieroe western Jonah Hex e Red Son, un´alternativa versione sovietica di Superman. Per la Marvel Comics, invece, Ruggiero, assieme a Camuncoli, realizza una storia della supereroina Miss Marvel e - in occasione dell´uscita in dvd del film "Spider-Man 2" - un´illustrazione dell´Uomo Ragno minacciato dai tentacoli del Dr Octopus.
Ma l´artista il grande colpo l´ha messo a segno da poco, quando la Warner, multinazionale dell´intrattenimento, nonché proprietaria del marchio Dc Comics, gli ha commissionato i disegni per due manifesti promozionali legati al lancio estivo del film "The Dark Knight", atteso sequel di "Batman Begins" ancora con Christian Bale sotto il mantello dell´Uomo Pipistrello e con Heath Ledger nella parte del Joker. Non solo: Ruggiero sta ancora collaborando col creative service della Dc Comics per contribuire, con le sue idee grafiche, all´ottimizzazione commerciale della pellicola diretta da Christopher Nolan.
Pubblicato da Nick alle 04:09 0 commenti
Etichette: Comics Word
CONFERMATO PER L’8 LUGLIO IL CONCERTO – EVENTO “VAIMO’ 2008 LIVE” A NAPOLI GLI ORGANIZZATORI NON ATTENDONO LE AUTORIZZAZIONI DEGLI ORGANI COMPETENTI: “VAIMO’ 2008 LIVE” SI FARA’ ALL’IPPODROMO DI AGNANO!
Pubblicato da Nick alle 04:03 0 commenti
Etichette: Musicali
venerdì 30 maggio 2008
Mario Schifano
La straordinaria figura di Mario Schifano (1934 - 1998) ha improntato di sé la pittura italiana per quasi un quarantennio. I monocromi dei primi anni Sessanta, la scelta di soggetti, temi e icone che lo hanno accomunato alla Pop art nei secondi anni sessanta, la sperimentazione tra pittura e fotografia degli anni settanta, il felice ritorno alla pittura nei cicli degli anni ottanta e novanta, hanno fatto di Schifano un artista di riferimento nel panorama italiano sia per gli altri artisti che per un pubblico larghissimo e ben più vasto di quello solitamente composto da critici, storici, collezionisti e appassionati. Il precoce successo di Schifano negli Usa negli anni sessanta è infatti continuato in Italia, dove l'interesse per l'artista si è mescolato con quello per l'uomo e le sue vicende personali legate al clima del momento, al jet set, allo scandalo e al suo furore creativo.
La Galleria nazionale d'arte moderna, a dieci anni dalla scomparsa, ritiene di dover rendere omaggio a uno degli artisti più complessi e importanti del secondo dopoguerra italiano, attraverso una mostra che privilegi una visione d'insieme della sua opera.
La rassegna comprenderà circa settanta dipinti, cronologicamente distribuiti attraverso i quattro decenni di attività di Mario Schifano. La scelta ha voluto indicare i lavori germinali e rappresentativi di ogni ciclo, una sorta di esempio poi ripetuto in infinite varianti nel corso del tempo. Ne emerge una straordinaria varietà di temi, spesso legati alla storia e all'attualità che si traduce per il pubblico in una spettacolarità continuamente rinnovata.
Si prevedono inoltre: una sezione di circa 50 disegni, selezionati tra i moltissimi fatti da Schifano, che consentirà di riflettere sui modi più "intimi" di costruzione e di progetto del lavoro e una sezione dedicata alle fotografie e ai film che nell'ambito del difficile rapporto tra pittura e altri media nei primi anni settanta, presenterà la soluzione convincente e originale fornita dall'artista.
La mostra, promossa dalla Soprintendenza alla Galleria nazionale d'arte moderna in collaborazione con l'Archivio Schifano è curata da Achille Bonito Oliva.
Pubblicato da Nick alle 23:28 1 commenti
Etichette: Arte - Pittura
giovedì 29 maggio 2008
Bombe carta e molotov, la rivolta di Chiaiano
Questo video è una vera manipolazione mediatica a favore dei potentati che hanno ineressi sul business dei rifiuti.
guardate anche quello di sotto e giudicate.
Nick
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Nessun attacco al presidio - notizia falsa ai TG!
Vedere questo video rende molto bene l'idea di che razza d'informazione abbiamo in Italia. Specie nelle mani di chi di televisioni "se ne intende". Nick
Pubblicato da Nick alle 11:05 0 commenti
mercoledì 28 maggio 2008
Torino Comics 14 - dal 6 all'8 giugno
Articolo di afnews (se non altrimenti indicato) - Martedì, 27/5/2008
© copyright afNews/Goria/Autore - http://www.afnews.info ISSN 1971-1824 - cod-Festival
Pubblicato da Nick alle 14:00 0 commenti
Etichette: Comics Word
CINEMA/ Il ricordo di Pollack, regista e attore, premio Oscar per La mia Africa
Sydney Pollack, il regista, attore e produttore statunitense spentosi lunedì all’età di 73 anni nella sua casa di Pacific Palisades a Los Angeles, nasce a Lafayette, nello stato dell’Indiana, il 1° luglio 1934 da genitori immigrati russi di origine ebrea, cresce a South Bend per poi trasferirsi nel 1952 a New York dove, terminati gli studi universitari, diventa attore e assistente regista teatrale. Chiamato nel 1960 a Los Angeles per affiancare il regista John Frankenheimer, le sue prime regie sono tutte televisive: «Non mi interessava fare il regista, mi è capitato per caso: non sapevo che fare, osservavo gli altri, ma per imparare ho dovuto prima compiere colossali errori».
Tra queste vale forse la pena ricordare la serie di maggiore successo che prende il nome dal suo protagonista: Dr. Kildare. Se il suo esordio come attore avviene con Robert Redford (Caccia di guerra, 1962, di Denis Sanders, film indipendente a basso costo di argomento bellico), il suo debutto dietro la macchina da presa per il grande schermo, prodotto dalla Paramount Pictures, è datato 1965 con La vita corre sul filo, melodramma psicologico con Anne Bancroft e Sydney Poitier, seguito l’anno successivo dall’affresco sociale Questa ragazza è di tutti, tratto da Tennessee Williams, sceneggiato da Francis Ford Coppola ed interpretato da Natalie Wood e Robert Redford, che finirà per dirigere in altri sette film. Del 1968 è il western picaresco Joe Bass l’implacabile mentre l’anno dopo è la volta del film bellico Ardenne ’44, un inferno, entrambi con Burt Lancaster, suo mentore fin dagli esordi a Hollywood e che gli chiese di curare il doppiaggio USA de Il Gattopardo. Sempre del 1969 è Non si uccidono così anche i cavalli?, con Jane Fonda, per la regia del quale arriva la sua prima nomination all’Oscar.
Gli anni Settanta vedono la sua esplosione: il western filoindiano per eccellenza Corvo rosso non avrai il mio scalpo (1972), la commedia romantica Come eravamo (1973), il celebre spionistico I tre giorni del condor e Yakuza (1975), Un attimo, una vita (1977), Il cavaliere elettrico (1979).
Gli anni Ottanta sono quelli della consacrazione da parte dell’industria del cinema: al Festival di Berlino del 1982 il film di denuncia Diritto di cronaca (1981) riceve una menzione e il premio della giuria dei lettori del “Berliner Morgenpost”, la commedia Tootsie (1982) vince il premio della critica cinematografica di New York mentre il kolossal (per certi versi accademico) La mia Africa (1985), trasposizione dell’autobiografia della scrittrice Karen Blixen, porta a casa, su 11 candidature, 7 premi Oscar (film, regia, sceneggiatura, fotografia, scenografia, musica e suono).
Il resto è storia recente: Havana (1990, con Robert Redford, stanca riproposizione di un intreccio “alla Casablanca”), Il socio (1993, con Tom Cruise e Gene Hackman), Sabrina (1995, con Harrison Ford e Julia Ormond, remake del classico del 1954 firmato da Billy Wilder con Humphrey Bogart, Audrey Hepburn e William Holden), Destini incrociati (1999, sempre con Ford) per chiudere con The interpreter (2005, girato dentro il Palazzo di Vetro dell’ONU con Nicole Kidman e Sean Penn) e Frank Gehry, creatore di sogni (2005, documentario sul celebre architetto).
Se, non dimentico delle origini, Sydney Pollack si presta anche come buon attore caratterista, recitando nel suo Tootsie («Per accettare il ruolo en travesti, Dustin Hoffman pretese che nella finzione fossi io a interpretare il ruolo del suo agente»), in Mariti e mogli (1992) di Woody Allen, I protagonisti (1992) dell’ugualmente compianto Robert Altman, La morte ti fa bella (1992) di Robert Zemeckis e Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick (1999), egli intraprende anche il ruolo di produttore dei suoi film già nel 1975, dimostrando però anche in tempi recenti ottimo fiuto per pellicole altrui (Sliding Doors, 1998; Un americano tranquillo, 2002; Michael Clayton, 2007, dove è anche attore) e fondando con Anthony Minghella (anche lui recentemente scomparso) la Mirage Enterprises, che ha prodotto, tra gli altri, Ragione e sentimento (1995) di Ang Lee, Il talento di Mr. Ripley (1999) e Ritorno a Cold Mountain (2003) dello stesso Minghella.
In conclusione, speriamo non ce ne vorranno i suoi estimatori se scriviamo che il maggior merito per il quale, alla lunga, in sede di sintesi storiografica, Sydney Pollack rischia di venire ricordato negli annali del cinema potrebbe essere quello di avere traghettato nell’empireo delle star il suo grande amico Robert Redford – al cui nome è inscindibilmente legato a doppio filo – in compagnia del quale, entrambi liberal di ferro, fece il suo esordio nel mondo del cinema, si guadagnò la ribalta negli anni Settanta direttamente dal di dentro della grande industria hollywoodiana e creò il Sundance Institute, alla base del più prestigioso festival del cinema indipendente e terzomondista.
Pubblicato da Nick alle 13:56 0 commenti
Etichette: cinema
Napoli, card. sepe: "Contro rom la camorra e ideologia estremista"
"Anche quando è scoppiata la rivolta nessuno ha portato un pò di latte e di cibo a questi bambini, la violenza e' stata aizzata in modo strumentale''
ascolta la notizia
Dal punto di vista dell'estremismo ideologico, ha sottolineato il cardinale, ha influenzato negativamente la popolazione ''un forte richiamo al nazionalismo, al provincialismo, al campanilismo. Si e' voluto in questo modo dar sfogo alla preoccupazione della gente''.
Quindi il cardinale ha spiegato: ''In questi campi rom l'unica presenza da molti anni e' quella della Chiesa e nonostante i solleciti fatti perche' si prendesse coscienza di una realta' non e' arrivata nessuna risposta. L'unica istituzione che si e' impegnata per dare istruzione ai bambini rom e' stata la comunita' di Sant'Egidio. Anche quando e' scoppiata la rivolta nessuno ha portato un po' di latte e di cibo a questi bambini, la violenza e' stata aizzata in modo strumentale''.
Pubblicato da Nick alle 13:51 0 commenti
Etichette: la mia città
Se l'inferno è un'abitudine
di ALDO SCHIAVONE
La cosa più straordinaria che sta accadendo a Napoli in questi mesi ancora non l'ha raccontata nessuno. Eppure è sotto gli occhi di tutti, nuda, visibilissima, incomprensibile. Ed è semplicemente che mentre da ogni parte ci si affanna a descrivere un popolo in ginocchio e prostrato dal disastro, loro, invece, i napoletani, stanno rimanendo in piedi, "a farsi i fatti propri", come qui si impara prestissimo a dire.
E tutto, nell'immenso e sformato corpo urbano, continua a scorrere e ad andare in qualche modo avanti, in quella "quasi normalità" insieme parossistica e quieta che sembra sempre sull'orlo del precipizio, ma che poi non collassa mai davvero, e che è diventata, non saprei più dire da quando, l'autentico tempo storico della città.
L'altro giorno D'Avanzo su "Repubblica" citava Calvino, le battute finali di "Le città invisibili". Aveva ragione, è quello che viene in mente pensando a Napoli. "Accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più". E proprio questo è accaduto: i napoletani? pezzi cospicui delle vecchie borghesie, ma anche ampi strati popolari fino a qualche tempo fa orientati dalla classe operaia e ora senza più guide e riferimenti? hanno accettato l'inferno che gli cresceva intorno; vi si sono adattati, e ormai fanno persino fatica a riconoscerlo, tanto per loro è consueto. Hanno imparato ad avere accanto la camorra? una presenza capillare, quotidiana, che può togliere il respiro. Hanno assimilato il degrado urbano come sfondo "naturale" della loro esistenza. In cambio, hanno potuto coltivare, spesso anche con grande successo e qualche nobiltà, il proprio particolare? "i fatti propri"? si sono conquistati la possibilità di continuare a mantenere un profilo sociale definito, un livello di consumi mediamente alto per quanto, in alcune fasce sociali più esposte, spesso distorto da bisogni indotti e fittizi; sono riusciti a non perdere i contatti con la modernità economica globale e le sue occasioni, ad allargare uno spazio di crescita individuale e familiare in molti casi tutt'altro che secondario.
E in effetti, mai come oggi Napoli è stata piena di vita. Ha riserve di energia enormi? intelligenza, talenti, conoscenze, iniziativa. Esprime impresa, professioni, creatività, ricerca d'avanguardia. Riesce persino a conservare forme impensabili di dolcezza e di microsolidarietà. Ma tutto ciò si realizza soltanto sul piano dei destini personali, delle relazioni private, del lavoro e della produttività dei singoli o di piccoli gruppi. Appare bloccato, distorto, parziale. Non sa proiettarsi in una dimensione pubblica, istituzionale, di perseguimento del bene comune, di costruzione di un'appartenenza collettiva, di un autentico legame sociale generatore di un corpo civico, di una soggettività politica e civile appena degni di questi nomi.
Napoli insomma ha scambiato la salvezza privata dei suoi abitanti? o almeno quella che una loro parte rilevante ritiene essere la propria salvezza - con la completa espropriazione del suo destino pubblico. E' questo il prezzo della sua dolorosa modernità. Ha smesso di essere una città, dal punto di vista mentale e civile, e si è trasformata in uno sconfinato tessuto urbano? che continua a integrare dentro di sé frammenti di disperata bellezza ? dove si sovrappongono milioni di piani di vita ciascuno inchiodato nella sua sola dimensione privata ? a volte luminosa, a volte dannata, ma comunque senza più alcuna capacità, o volontà, o possibilità di discorso pubblico, di organizzazione solidale, di oltrepassamento del proprio particolare.
Tutto è precipitato agli inizi degli anni ottanta, dopo il terremoto. Naturalmente c'era stato un prima: allo storicismo napoletano che raccontando Napoli racconta se stesso il prima non sembra mai sufficiente, per quanto indietro si risalga. Ma resta il fatto che il dopo terremoto ha cambiato in modo definitivo la storia della città. E' stato il punto di svolta. Con la ricostruzione arrivarono di colpo a Napoli fiumi di denaro pubblico (decine e decine di migliaia di miliardi di lire). Una quota cospicua finì ? attraverso una catena di complicità e di inerzie politiche e amministrative che nessuno ancora ha davvero ricostruito? nelle mani della camorra, che la utilizzò per finanziare il passaggio (costosissimo) dal contrabbando alla droga, e per darsi una base sociale di massa (mai prima avuta) nell'antico sottoproletariato del centro storico e in quello più recente delle periferie. Si aprì così una stagione di modernizzazione selvaggia della città, certo non interamente illegale, ma dove tuttavia la nuova struttura criminale arrivava a dettare in qualche modo la forma complessiva del processo: tempi, luoghi, priorità. La cultura ? se possiamo chiamarla così ? che sorreggeva questa tragica egemonia era tutta, letteralmente, anti-Stato: cultura della violenza, della sopraffazione, della rottura delle regole, dell'affermazione spietata del singolo o del gruppo.
Fuori, la parte della città non investita direttamente dalla decomposizione malavitosa, abbandonata dalla politica a se stessa e alle sue antiche fragilità, ha risposto come poteva. Ha cercato di adattarsi e di sopravvivere, di non gettare al vento le proprie energie, di cogliere le opportunità e di fare anch'essa a meno dello Stato, sostituito da una rete "privata" di protezioni, di legami ? nazionali e internazionali ? di contiguità. Vi è riuscita, ma sacrificando completamente quel tanto di spirito pubblico e di vocazione civile che era riuscita a strappare alla propria storia. Ha soffocato nell'indifferenza la sua voce, e non riesce a ritrovare il filo della propria coscienza smarrita.
Ed è chiarissimo che Napoli, da sola, non ce la può fare a venirne fuori, a ritornare ad essere una città, a spezzare la spirale fra degrado pubblico ed egoismo privato. Ha bisogno del suo Paese e del suo Stato. Di uno Stato che innanzitutto le restituisca il suo territorio, che vi imponga ? anche con la forza ? la sua sovranità democratica, che sappia spezzare i circuiti dell'economia criminale sostituendoli con quelli di un'imprenditorialità sana e competitiva, che sappia avviare ? per prima cosa attraverso la scuola ? una gigantesca politica di recupero civile delle giovani generazioni.
Dobbiamo esserne tutti convinti: nelle strade di Napoli è in gioco l'identità italiana ? la nostra capacità di essere davvero una nazione. E se decideremo di combattere questa battaglia, dobbiamo sapere che ci aspettano giorni difficili.
Pubblicato da Nick alle 13:49 0 commenti
Etichette: la mia città
TV: SU MTV IL CONCERTO FINALE DI 'ROCK IN REBIBBIA'
Dopo quasi tre mesi di workshop con i due maestri di musica Grammo e Denis, dopo l'incontro con alcuni tra i maggiori musicisti italiani che hanno insegnato loro, ognuno con il proprio stile, i diversi modi di approcciare un brano musicale, di comportarsi su un palco, di riarrangiare una cover, per la band di Rock in Rebibbia il grande giorno e' arrivato: i ragazzi si sono infatti esibiti su un vero e proprio palco allestito per l'occasione nel cortile del carcere romano.
Un evento che ha visto insieme sul palco Francesco, Massimo, Matteo, Sandro, Nassik, Roberto, Rocco e Valentino. Per la prima volta, i componenti della Rebibbia Band sono usciti dalla piccola sala di registrazione creata per loro da Mtv e hanno suonato dal vivo con alcuni dei musicisti che sono andati ad incontrarli in prigione.
Pubblicato da Nick alle 13:48 0 commenti
Etichette: Musicali
Dipinti del Seicento napoletano ad Ischia
Le chiese, poco meno di cento, un numero enorme rispetto agli abitanti, costituiscono la punta di diamante di questo patrimonio artistico ancora poco esplorato dagli studiosi e pressoché sconosciuto alle centinaia di migliaia di frequentatori dell'isola.
Le condizioni per usufruire di queste ricchezze sono tutte presenti: i luoghi di culto e le opere esposte sono per la quasi totalità restaurati di recente e aperti dalla mattina alla sera a fedeli e visitatori, al di là degli orari delle funzioni religiose, una cosa impensabile a Napoli, dove chiese famosissime sono negate alla fruizione. I custodi dei luoghi sacri sono sempre gentilissimi e spesso appassionati studiosi.
L'unica pecca la mancanza, salvo rare eccezioni, di opportune targhette sotto i dipinti e le sculture ed all'ingresso delle chiese, che forniscano ai visitatori le necessarie informazioni sugli artisti e sulle opere esposte.
I dipinti del Seicento napoletano sono numerosi e per quanto poco noti anche agli stessi specialisti meritano di essere conosciuti. Sono disseminati nelle chiese di tutti i comuni isolani.
Sull'altare maggiore della chiesa di Sant’Antonio alla Mandra ad Ischia Porto troneggia una Madonna col Bambino, incoronata da due putti, con a sinistra San Francesco ed a destra Santa Chiara (fig. 1). Fu portata dalle Clarisse, che la conservavano nella loro chiesa, sita sul Castello. Stranamente nelle schede della Soprintendenza viene ritenuta opera accademica denotante i modi di Andrea Vaccaro,mentre è, a nostro parere, autografa del maestro con richiami alle delicatezze di un Pacecco De Rosa, in particolare nel volto dolcissimo della Vergine.
Presso la chiesa della Pietà a Casamicciola spettacolare è la pala d'altare sempre di Andrea Vaccaro, siglata, una Pietà (fig. 2) percorsa da un brivido di luce calda e sensuale. Essa è una replica autografa, di differente formato, della tela, commissionata dal duca delle Pesche ed oggi conservata a Napoli, nella quadreria del Pio Monte della Misericordia. Il quadro è, senza ombra di dubbio, assieme al quadro del Preti conservato a Forio, la più importante opera seicentesca conservata ad Ischia. Impregnata da un palpitante caravaggismo, solo in parte addolcito dai preziosismi pittorici importati in area napoletana, intorno al 1635-40, dal Van Dyck. Il colore sembra sciogliersi nella luce che, con estrema delicatezza, avvolge pietosamente la figura del Cristo.
Va posta cronologicamente, come giustamente proponeva Raffaello Causa, dopo le altre Pietà eseguite dal Vaccaro ed oggi conservate nel museo Correale di Sorrento, nel palazzo Arcivescovile di Napoli e nel museo di Reggio Calabria.
Nel comune di Barano il gioiello della chiesa di Sant’Anna, che da solo merita una visita, è un quadro, frutto di una donazione e di recente restaurato, rappresentante San Giuseppe con il Bambino (fig. 3). La tela è generalmente assegnata a Niccolò De Simone, una attribuzione calzante, ma a nostro parere suscettibile di variazioni, sempre nell'ambito della scuola stanzionesca. Essa, proveniente dalla zona presbiteriale, è oggi collocata sulla parete destra, e raffigura un'iconografia alquanto rara: il Santo, a mezzo busto, ha in braccio il Bambino, avvolto in un candido panno, verso il quale volge un tenero sguardo, ricambiato dalle braccia protese verso di lui in uno slancio affettuoso.
La pennellata, densa è associata a preziosismi cromatici e fini dolcezze di modellato, mentre nel volto del San Giuseppe, possono leggersi tratti di bonaria severità, che hanno indotto erroneamente in passato a classificare l'opera nella scuola del Ribera o addirittura del Caravaggio Altri due pittori, che potrebbero tranquillamente essere gli autori del dipinto sono Agostino Beltrano e Nunzio Rossi. In ogni caso la tela, collocabile cronologicamente a metà del Seicento, è una delle più belle conservate ad Ischia del secolo d'oro della pittura napoletana.
Sempre a Barano, donato alla chiesa Di San Giovanni Battista nel 1886 da don Mattia Baldino, come recita una lapide sita nella zona presbiteriale, vi è un quadro molto interessante raffigurante il Santo, con i fianchi avvolti da un manto rosso, seduto, con la mano destra rivolta verso l'alto ed un agnello in basso che gli fa compagnia (fig. 4). Il quadro, anche se rovinato e di difficile lettura, può essere assegnato a Massimo Stanzione, in una fase molto antica e poco documentata della sua attività, intorno agli anni Venti, quando ancora si potevano riscontrare nella sua pittura echi battistelliani.
In località Piedimonte nel comune di Barano, descriviamo una tela raffigurante l'Immacolata(fig. 5), conservata nella navata destra della chiesa di Santa Maria la Porta e indicata nelle antiche guide come opera della prestigiosa scuola del Murillo. L'opera è viceversa di scuola napoletana e, nonostante le devastanti ridipinture ne falsino la lettura, riteniamo di poterla assegnare a Giuseppe Marullo, uno stanzionesco attivo fino al 1685.
Nella chiesa di San Francesco d’Assisi nel comune di Forio vi sono numerosi tesori d'arte conservati, tra questi vi è la pala d'altare, di notevoli dimensioni, rappresentante la Vergine che dà la regola a San Francesco (fig. 6), firmata da Giuseppe Simonelli, un allievo ancora poco studiato del grande Luca Giordano. L'opera presenta una iconografia alquanto rara ed è collocabile cronologicamente all'ultimo decennio del XVII secolo. L'artista venne molto lodato dal De Dominici, il famoso biografo settecentesco, il quale raccontava che molti forestieri compravano a caro prezzo i suoi quadri, scambiandoli per autografi dell'illustre suo maestro.
Ed inoltre una Sacra Famiglia (fig. 7), che la Rolando Persico ha voluto attribuire al pennello di Anna Maria Manecchia, una poco nota pittrice, moglie di Nicola Vaccaro, presente a Forio nella chiesa di San Vito con la sua unica opera firmata e datata (1680).
Ma la chicca più preziosa della chiesa è custodita in sacrestia, visitabile a richiesta, grazie alla gentile disponibilità di padre Armando, un colto francescano, che sogna di allestire alle spalle dell'altare maggiore una piccola pinacoteca. Parliamo di una spettacolare Pietà (fig. 8), dai colori lividi e cianotici, da assegnare senza ombra di dubbio alla mano virtuosa di un gigante del secolo d'oro della pittura napoletana: Mattia Preti.
In passato la critica si è occupata del dipinto foriano ed ha adombrato l'ipotesi che potesse trattarsi di una copia. Ma sia le figure femminili che il volto del Cristo mostrano una morbidezza di tocco ed una preziosità materica che, vanamente, potremmo pretendere dalla mano di un copista, anche se molto abile. Se vogliamo invece vedere una copia di questa tela autografa, dobbiamo recarci al Prado, dove potremo ammirare lo stesso soggetto, ma di minore qualità, replicato da uno dei più noti allievi ed imitatori del Preti: lo spagnolo Pedro Nugnez de Villavicencio. Quanto siamo ricchi e spreconi noi napoletani! Conserviamo chiusa e non visitabile una tela di uno dei grandi maestri del Seicento europeo, mentre all'estero, in uno dei più celebri musei del mondo, espongono la copia....
La tela foriana va, viceversa, collocata nel primo periodo maltese dell'artista, poco dopo il 1660, quando il Preti, non potendo reggere la rivalità con il più giovane Giordano, si ritira nella tranquillità dell'isola di Malta, da dove, con inesausta fertilità, continuerà per quasi quaranta anni ad inviare le sue opere in Italia ed in Europa.
La chiesa forse più nota non solo di Forio, ma dell’isola, è quella del Soccorso, immortalata in un francobollo e posta su di un promontorio dal quale aiutandosi con un po’ di fantasia si può intravedere il mitico raggio verde. Nella seconda cappella vi è, firmata e datata, 1633, da Cesare Calise, una grossa tavola con Sant'Agostino, Santa Monica e San Nicola da Tolentino (fig. 9). Il quadro, del tutto ignaro della doppia permanenza a Napoli del Caravaggio e della sua rivoluzionaria lezione, gronda retrivo tardo manierismo e pregnanti rimembranze della pittura di Raffaello, ma ci permette di conoscere un pittore indigeno che le fonti ci rammentano attivo anche nel capoluogo.
Nel Duomo, intitolato a San Vito, di Forio alla sinistra dell’ingresso è collocata una splendida tela di autore ignoto rappresentante il Martirio di Santa Caterina d’Alessandria (fig. 10) e più precisamente il momento in cui, miracolosamente la santa si libera del supplizio ed un vento divino scaraventa lontano gli aguzzini. Il quadro tradisce la mano di un abile tardo manierista protrudente nel Seicento, mentre il volto ed i capelli della martire richiamano i modi pittorici fracanzaniani. Dello stesso sconosciuto autore sono conservate in sacrestia due lunette con differenti scene di martirio.
Per chi volesse approfondire l’argomento consiglio di leggere il mio libro Ischia sacro, guida alle chiese di Ischia consultabile sul web
http://www.guidecampania.com/ischiasacra/
Pubblicato da Nick alle 13:44 0 commenti
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