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martedì 30 settembre 2008

Il gruppo di fuoco dei Casalesi è finito in manette

Napoli CASERTA - Il gruppo di fuoco dei Casalesi è finito in manette. Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo e Giovanni Letizia sono stati catturati. I primi due sono tra i presunti killer della strage di Castel Volturno. Insieme a Letizia detto 'o zuoppo, erano tra i cento latitanti più pericolosi d'Italia, responsabili di aver attuato negli ultimi mesi tra Villa Literno, Casal di Principe e il litorale Domiziano una vera strategia del terrore. I tre sono stati arrestati in una maxioperazione durante la quale sono state eseguite 127 misure cautelari (un'ottantina contro persone già detenute). In manette sono finiti capizona della cosca e responsabili a vario titolo di reati camorristici.

Maroni: "La risposta alla guerra". "E' una giornata da incorniciare - ha detto il ministro dell'Interno Roberto Maroni - Avevamo promesso di intervenire e di dare un colpo durissimo alla camorra e al clan dei Casalesi. L'abbiamo fatto. E' la prima risposta alla guerra dichiarata allo Stato". Come ha scritto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è stato "riaffermato il primato delle istituzioni e della legalità".

La banda del terrore. Con l'arresto dei tre killer e il fermo, qualche giorno fa, di Alfonso Cesarano l'ala stragista del clan è stata colpita al cuore. Resta latitante Giuseppe Setola, fuggito dagli arresti domiciliari ad aprile, capo della banda del terrore, colpito ieri da un provvedimento dell'antimafia che ha messo i sigilli al suo impero economico, dieci milioni di euro tra appartamenti, cooperative edilizia ed esercizi commerciali. Restano ancora liberi i due superboss, capi storici del clan: Antonio Iovine e Michele Zagaria.

Erano nel Casertano. 'O sergente Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo e Giovanni Letizia sono stati sorpresi in una villetta di Licola, poco lontano dal chilometro 43 della Domiziana e da Baia Verde, dove il 18 settembre il gestore di una sala giochi e sei extracomunitari sono morti sotto una pioggia di proiettili. Non hanno opposto resistenza. Ai carabinieri hanno fatto i complimenti: "Bravi! - ha detto Cirillo - Ci siete riusciti".

Manganelli: "Erano scissionisti". "Cirillo e Spagnuolo - ha detto il colonnello Carmelo Burgio, comandante provinciale dei Carabinieri di Caserta - erano stati riconosciuti fra gli autori dell'eccidio degli extracomunitari. Insieme a loro c'era un terzo latitante, Giovanni Letizia. Tutte e tre fanno parte del gruppo di fuoco che terrorizzava la zona". "I cosiddetti scissionisti", come li ha definiti il capo della Polizia Antonio Manganelli. "Ex dipendenti dei Bidognetti che si erano messi in proprio. Cinque di loro sono ancora latitanti, non hanno intenzione di farsi catturare, e girano con esplosivi per difendersi a ogni costo".

Kalashnikov e pistole. Gli arrestati nascondevano due kalashnikov e due pistole 9x21, la stessa tipologia di armi utilizzate in tutti gli omicidi e gli atti intimidatori commessi sul litorale Domiziano, compresa la strage di Castel Volturno. Sequestrate le auto e le moto utilizzate per i raid e le pettorine con la scritta "carabinieri" e i lampeggianti usati nella strage degli immigrati.

Arrestata la moglie del boss. E' finita in manette anche la moglie del boss Francesco Schiavone detto Sandokan, da dieci anni in carcere. Giuseppina Nappa è accusata di ricettazione per avere percepito lo stipendio che l'organizzazione assicura mensilmente ai familiari dei detenuti. Arrestato nella propria abitazione un avvocato di Casal di Principe, Mario Natale, accusato tra l'altro di estorsione.

Sequestrati 100 milioni di euro. Nell'ambito dell'operazione sono stati sequestrati beni per un valore di oltre 100 milioni di euro nel Casertano, nella zona di Napoli, nel basso Lazio e in Toscana: 43 società, 134 immobili, 13 cavalli, vari veicoli e altre attività. Erano nelle disponibilità dei destinatari dei provvedimenti giudiziari.

VIDEOMAX 2 (Pinocchio City)

2° parte del nostro eroe urbano, creato da Graziano Origa e disegnato da grandi disegnatori italiani.

VIDEOMAX (1) Andy Max contro Doctor Vhs

1° Video del supereroe creato da Graziano Origa

venerdì 19 settembre 2008

Napoli, l'orgoglio non basta Vince, ma il finale è amaro

NAPOLI-BENFICA 3-2: LA DIRETTA

NAPOLI - Finisce con un misto di festa e lacrime. Il Napoli torna in Europa dopo 14 anni di assenza dall'Europa, batte nientepopodimenoche il Benfica Lisbona, ma alla fine, dopo essere stato in vantaggio 3-1 si fa trovare fuori posizione in difesa e consente a Luisao di mettere in porta il pallone del 3-2. Gol che rende assai complicato il passaggio del turno che dà accesso alla fase a gironi.

Insomma è stata festa grande in un San Paolo che dopo il Cittadella e il Lanciano (squadre rispettabilissime, per carità) vede il Benfica - e vede il Napoli batterlo - e questo è già motivo di enorme orgoglio, considerato che gli azzurri erano di fatto scomparsi dal calcio di alto livello. Però. Già, però. Però quel gol segnato per una distrazione difensiva e che ha portato il risultato finale sul 3-2 resta sullo stomaco azzurro.

La partita è stata subito vibrante. Il San Paolo era una cornice da brividi per una sfida lussuosa, di quella che si va a vedere in frac e papillon. Il Benfica ipnotizzava la voglia del Napoli con il classico calcio bailado portoghese: gran controllio del gioco e di palla, lentezza esasperante, era un titic-titoc un po' masturbatorio forse, ma di alto livello.

Proprio mentre il Napoli cercava di capire come affrontare quel non-gioco, arrivava il gol di Suazo, che portava in vantaggio i lusitani. A quel punto l'assetto tattico della gara cambiava profondamente. Gli azzurri qui erano davvero grandi. Non si abbattevano ma trovavano nel loro animo la forza per il gol del pareggio e poi del sorpasso nel giro di soli tre minuti, prima con il napoletanino 21enne Vitale e poi con Denis. Il San Paolo veniva giù di gioia. Non c'era Maradona ma è come se ci fosse stato. E proprio allo scadere del primo tempo, Leo, difensore brasiliano, piazzato sulla sua riga bianca, ricacciava dalla porta il pallone, colpito perfettamente di testa da Denis su calcio d'angolo.

Insomma il Napoli che andava al riposo sul 2-1 c'era. E lo dimostrava una volta di più ad inizio ripresa quando andava sull'insperato (in quel momento) 3-1 grazie a un mezzo autogol su punizione deviata di Maggio (doveva essere un cross).

Ma era qui che arrivava l'errore. Il Napoli si sentiva forse forte e invincibile e trascurava la fase difensiva pagando a caro prezzo anche la stanchezza di un primo tempo giocato a mille all'ora mentre il Benfica lo giocava al rallentatore.

Una disattenzione, in occasione di una punizione che spioveva al centro dell'area costava carissima. Luisao sfruttava l'opportunità e riavvicinava nuovamente la sua squadra ai padroni di casa sul 3-2, risultato con il quale si chiudeva definitivamente l'incontro.

Ora si giocherà il ritorno a Lisbona, nel meraviglioso stadio Da Luz, e il 3-2 è risultato per il quale al Benfica basta un 1-0 per passare il turno e approdare alla fase a gironi. Complimenti al ciuccio parso leone ma alla fine quella scudisciata lo fa ragliare. Forse più di rabbia che di orgoglio...

NAPOLI - BENFICA 3-2 (2-1)
Napoli (3-5-2): Navarro 5, Santacroce 7, Cannavaro 5,5, Contini 5,5, Maggio 6,5, Gargano 6, Blasi 5 (1' st Pazienza 6), Hamsik 5 (30' st Pià sv), Vitale 6,5, Lavezzi 7, Denis 6,5 (22' st Zalayeta 6). (22 Gianello, 6 Aronica, 83 Rinaudo, 4 Montervino). All.: Reja 6,5.
Benfica: (4-4-2): Quim 5, Maxi Pereira 6, Luisao 6,5, Sidnei 6, Leo 6,5, Urreta 4 (1' st Balboa 6), Martins 6 (10' st Katsouranis 6), Yeboa 5,5, Reyes 6 Di Maria 5 (18' st Nuno Gomes 5,5), Suazo 6,5. (1 Moreira, 15 Amorim, 25 Jorge Ribeiro, 28 Vitor). All.: Flores 6.
Arbitro: Kuipers (Ola) 6,5.
Reti: nel pt 16' Suazo, 17' Vitale, 19' Denis; nel st 9' Maggio, 14' Luisao.
Angoli: 6-4 per il Napoli. Recupero: 1' e 2'. Ammoniti: Maggio e Martins per gioco falloso. Spettatori: 68mila circa

Coppa UEFA: Napoli-Benfica 3-2 18/09/08

Forza Napoli!

lunedì 8 settembre 2008

La camorra a mezzo stampa e Saviano sfida i legali dei boss

Lo scrittore chiude il Festival di Mantova
con una denuncia su crimine e informazione

di FRANCESCO ERBANI

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Roberto Saviano al Festival di Mantova

MANTOVA - "Ognuno di voi lettori fa paura". Fa paura ai poteri camorristi che lui racconta. La voce di Roberto Saviano scende sul silenzio della platea del Teatro Sociale di Mantova, pieno fino all'ultimo posto. "Oggi sono 695 giorni che vivo sotto scorta. 11.120 ore. Non prendo treni, non salgo in macchina. Ho il sogno di una casa. Ma a Napoli l'ho cercata in via Luca Giordano, via Solimena, via Cimarosa. Niente. A Posillipo hanno chiesto un appartamento per me i carabinieri. Avevano risposto sì. Quando hanno visto che ero io, hanno detto: l'abbiamo affittata un'ora fa".
Gli accessi del teatro sono controllati, agenti in borghese camminano fra le poltrone, quattro di loro stazionano sul palco. In platea - dice Saviano - anche gli avvocati dei boss che in aula lessero una lettera di minacce allo scrittore, al giudice Raffaele Cantone e a Rosaria Capacchione, giornalista del Mattino.
Le parole di Saviano raccontano la camorra a mezzo stampa, disegnano lo spazio stretto di una narrazione alla quale è impedito il movimento libero e che è costretta a esprimersi in uno stato di limitazione che è l'antitesi del narrare e in fin dei conti della letteratura. Ed è a questo valore simbolico che si sono richiamati gli organizzatori del Festival mantovano chiedendo allo scrittore campano di chiudere la dodicesima edizione. Saviano è arrivato a Mantova con la sua scorta, "la mia falange", lasciando fino all'ultimo in sospeso gli organizzatori che hanno potuto comunicare la sua presenza solo venerdì mattina. Ottocento i biglietti venduti, svaniti nel giro di un'ora. Fuori al teatro si assiepa una folla silenziosa e ordinata.
Saviano, camicia bianca e jeans, racconta come certa stampa locale si sia fatta megafono della camorra, con i suoi titoli e le allusioni, Pochi giorni dopo l'omicidio di don Peppe Diana, Il Corriere di Caserta titola "Don Peppe Diana era un camorrista": sono le parole di un boss, compaiono fra virgolette, ma per il giornale hanno un crisma di verità. Quando viene arrestato, l'assassino del sacerdote, De Falco, viene definito "boss playboy" e segue un pezzo sulle doti amatorie di altri camorristi. Quando è sequestrato il piccolo Tommaso Onofri, il giornale Cronache di Napoli titola: "Tommaso, il dolore dei boss". Qualche giorno dopo viene trovato il corpo di Tommaso. Titolo su Cronache di Napoli: "Tommaso è morto: l'ira dei padrini".

Quando viene catturato un cugino di Francesco Schiavone, il titolo suona: "Cicciariello arrestato con l'amante". Il boss Prestieri viene dipinto come appassionato d'arte. Si racconta la passione di capoclan per la poesia e la narrativa. Un killer vince un premio letterario.

Un altro titolo: "Sandokan a Berlusconi: i pentiti sono contro di noi". "Ma noi chi?", si chiede Saviano. E prova a rispondere. "Io sono un imprenditore, dice di sé Sandokan, e mi rivolgo al numero uno degli imprenditori, perché i pentiti non sono altro che concorrenti sleali".
Le parole dette e scritte, rilanciate dai titoli. I ragazzi di Casal di Principe che recitano, come una cantilena: "Gomorra è pieno di favole, sono solo favole". Dalla carta stampata alla tv. Sullo schermo parte un video. La sorella di uno Schiavone, in un programma Mediaset, senza apparire fa sentire la sua voce a proposito di Saviano: "Ma cosa gli abbiamo fatto noi di Casale, gli abbiamo violentato la fidanzata?". Lo scrittore alza il viso dallo schermo: "Chi di voi dopo queste parole può dire che non è successo niente? Questa notte pensate se qualcuno viene da voi e dice queste parole, domandatevi se la vostra vita d'improvviso non diventa un pericolo per chi vi sta vicino".
Gli avvocati dei boss che in aula hanno letto la lettera dei boss "sono qui in platea", dice Saviano. "Sono contento che vengano tutte le volte che parlo in pubblico. I vostri assistiti fateli venire direttamente, o pensate che io abbia paura? Ce lo diciamo sempre io e i miei ragazzi: noi non facciamo paura perché non abbiamo paura. È la letteratura che li terrorizza. Sono i lettori che fanno paura". La gente applaude in piedi, a lungo. Saviano si siede, le mani sul viso.
Il festival si chiude con un bilancio a tinte rosee. Cinquantasettemila biglietti staccati. Ventitremila presenze agli appuntamenti gratuiti. Totale: ottantamila sono le persone che hanno frequentato da mercoledì pomeriggio a ieri i 225 incontri della dodicesima edizione del Festivaletteratura, un dieci per cento in più rispetto alla precedente. Eppure non sono le quantità gli elementi che più soddisfano gli organizzatori.
Mantova consolida la sua formula, in qualche modo la intensifica. Ieri mattina Gillo Dorfles, presentando il suo Horror pleni e parlando del conformismo, ha detto che esiste un conformismo positivo, molto minoritario, e un conformismo negativo, di gran lunga maggioritario. "Il Festivaletteratura è una forma di conformismo positivo", ha detto l'anziano studioso di estetica, architettura e design. È molto simile a sé stesso ogni anno che passa, sempre più orientato a raccogliere pubblici diversi, ad allargare i confini dell'idea di letteratura e correttamente inserito in un contesto urbano che attribuisce molto senso ai racconti, alle riflessioni e ai dibattiti. La sua formula, autori che raccontano e si raccontano, viene ripetuta.
Jonathan Safran Foer, una delle poche star di questa edizione (insieme a Daniel Pennac, Hans Magnus Enzensberger, Carlos Fuentes e Scott Turow), ha animato un incontro molto frizzante con Gad Lerner, che si è chiuso con la lettura, commossa, dell'ultima pagina di Molto forte, incredibilmente vicino da parte di Lella Costa.
Il giovanissimo scrittore americano si è messo all'estremità di una tastiera che poi ha fatto suonare le note di Ezio Raimondi, il quale ha raccontato come la lettura sia il modo migliore per incontrare l'altro; o di Boris Pahor, che ha narrato la storia di un sopravvissuto dalla Necropoli (questo il titolo del suo libro) dei campi di sterminio; passando per Paolo Giordano, Diego De Silva e Valeria Parrella, che ieri hanno messo a confronto le loro idee di Napoli, emerse anche nell'incontro che Marco Rossi-Doria, il maestro di strada, ha avuto con Eraldo Affinati. Letteratura e narrazioni sono state il perno dell'incontro di Alberto Arbasino, autore di L'ingegnere in blu, un ritratto di Carlo Emilio Gadda. Poi la letteratura ha lasciato il posto alla matematica, alla filosofia, all'architettura e alle performances - i comizi, ad esempio, lettura di testi del passato per la voce di scrittori contemporanei.
Il Festival si è radicato nella città e lascia un sedimento che dura tutto l'anno: il libro scelto per una serie di letture di qui alla prossima edizione è Amore e ginnastica di Edmondo De Amicis. Il testimone passa alla tredicesima edizione.

CALCIO a Napoli: curve chiuse fino a fine ottobre

E` arrivata l`attesa stangata ai tifosi partenopei dopo i fatti di violenza a Roma nella prima giornata. Il giudice sportivo, infatti, ha voluto punire `gli atti di violenza commessi nello stadio Olimpico` come si legge nel comunicato ufficiale. I fatti avvenuti in citta` invece non possono essere giudicati dalla giustizia sportiva. Nell`incontro terminato 1-1, si legge sempre nella comunicazione del giudice, `all`inizio del secondo tempo, preceduto dallo scoppio di forte intensita` di petardi nella zona antistante, faceva ingresso nello stadio un folto gruppo di sostenitori del Napoli che, a stento, venivano `accompagnati` dalle Forze dell`Ordine nel settore loro riservato`.

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Quinsi e` stato incriminato il `lancio di oggetti vari bottigliette, monete e cosi` via, di bengala accesi e di petardi contro gli addetti alla sicurezza della societa` ospitante e nel settore occupato dalla tifoseria avversaria, scagliandosi contro le vetrate divisorie, una delle quali veniva danneggiata`. Viene inoltre specificato che sono rimasti contusi nei scontri sette agenti di polizia e tre carabinieri. Il giudice ha atribuito quindi la colpa `delle violenze commesse a ben noti gruppuscoli facinorosi annidati nel mondo del `tifo organizzato` e per questo ha deciso di chiudere la curva A e la B del San Paolo fino al 31 ottobre. Il Napoli dovra` quindi giocare con le curve chiuse le partite interne contro Fiorentina (14/9), Palermo (24/9), Juventus (19/10) e Reggina (29/10).

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