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giovedì 30 ottobre 2008

Variazioni Goldberg Glenn Gould

mercoledì 29 ottobre 2008

La nuova vita del Pibe de Oro Maradona ct dell'Argentina

Il fuoriclasse, che incantò Napoli per 7 stagioni, è stato nominato direttore tecnico
Il nuovo dg sarà Carlos Bilardo: allenò Dieguito nei mondiali 1986 vinti dai sudamericani

La nuova vita del Pibe de Oro Maradona ct dell'Argentina

Maradona durante una recente amichevole

BUENOS AIRES - Giovedì prossimo, giorno del
suo 48esimo compleanno, Diego Armando Maradona sarà designato ufficialmente come nuovo allenatore della nazionale di calcio. Suo vive sarà Sergio Troglio. L'ex ct Carlos Bilardo, suo compagno di cordata nella scalata alla panchina lasciata da Alfio Basile, avrà il ruolo di direttore generale. El Pibe de Oro è tornato, per la sua settima vita. La mano de Dios, mille magie in campo e un'esistenza spericolata. Fuoriclasse indiscusso in campo e fuori misura da uomo comune, Diego Armando Maradona - che di comune non ha proprio nulla - ritrova alla fine il calcio, ovvero tutta la sua esistenza.
L'Argentina ha chiamato il suo figliol prodigo come ct della nazionale, quella che Diego portò a un titolo mondiale nell'86 e alla vendetta sull'Inghilterra nell'anno della guerra della Falkland-Malvinas, e alla quale si appigliò nel '94 da giocatore dopo il lungo tunnel della droga, tranne poi ricadere nella rete dell'antidoping per quel vizio diventato tragica quotidianità nella Napoli che lo osannava.
Due scudetti sotto il Vesuvio, nell'87 e nel '90, piu' una Coppa Uefa e una Supercoppa italiana. E poi il Mondiale vinto in Messico e la finale persa a Roma per Italia '90, dopo la semifinale di Napoli contro gli azzurri. Tutto per 705 partite ufficiali e 358 gol. Ma mai come per Diego Armando Maradona, il campione accompagnato dalla leggenda sin da bambino, i numeri dicono davvero poco.
El Pibe de Oro ha fatto sognare e piangere, innamorare e arrabbiare, perfino indignare, declinazione alla quale si è dedicato soprattutto dopo la chiusura dell'attività di fuoriclasse: il cibo smodato, la droga, l'alcool, la morte più volte sfiorata. Come se nulla, dopo tanti colpi di genio con il suo sinistro magico - indimenticabili tra gli altri quel gol in slalom tra i birilli inglesi a Mexico '86, o quella rete al Verona pescata con pallonetto tagliato da centrocampo, al San Paolo - potesse più essere normale, neanche una volta messo da parte il pallone.

Maradona calciatore ha stupito il mondo, aprendo la contesa tra chi sostiene sia stato il più grande di tutti i tempi e chi gli preferisce Pelè. Maradona uomo non si è curato del politicamente corretto. Amico di Fidel Castro, nemico giurato degli Stati Uniti e di Bush in primis, sostenitore di Chavez nella sua campagna antiamericana e per il sud del mondo. E poi anche inseguito dal fisco italiano, e da un figlio mai riconosciuto a Napoli.
Ora Maradona, sulla cui vita l'anno scorso sono usciti due film (uno del grande Kusturica), sta per diventare nonno. Il figlio glielo daranno Giannina, la più piccola delle due ragazze che Diego ha spesso lasciate sole, e il 'Kun' Aguero, bomber della nazionale campione olimpica e dell'Atletico Madrid. Forse è questa nuova vita ad aver spinto El Pibe a riprovarci. Con il calcio, ovviamente, la sua vera unica vita.

domenica 19 ottobre 2008

Tumore alla prostata, dall'Italia uno studio per sconfiggerlo

Ecco una belle notizia che propongo volentieri;

Ricerca su Nature Medicine: individuati due geni che, se si deteriorano
ne provocano l'aggressività. Reintrodotti fanno morire le cellule malate

Garaci (Iss): "Siamo più vicini ad una terapia per curarne gli stadi avanzati"

Tumore alla prostata, dall'Italia uno studio per sconfiggerlo

ROMA - Il segreto dell'aggressività del tumore alla prostata è nascosto in due piccoli geni contenuti nel cromosoma 13. Normalmente frenano lo sviluppo del cancro, ma se si deteriorano o si perdono il tumore cresce in modo incontrollato. Se invece vengono reintrodotti nelle cellule malate, le fanno morire. A scoprire l'importanza di queste due molecole, microRna-15a e microRna-16 - che suggerisce ora una nuova via per arrivare ad una cura - è stato un gruppo di ricercatori italiani in un lavoro coordinato dall'Istituto superiore di sanità, in collaborazione con l'équipe di urologia dell'ospedale San Giovanni Bosco di Torino e l'Istituto oncologico del Mediterraneo di Catania, con i fondi dell'accordo Italia-Usa e dell'Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc).
Nello studio, pubblicato su Nature Medicine, gli scienziati hanno utilizzato 40 campioni di tessuto tumorale, concentrandosi sul ruolo dei due micro-Rna. Poi, in una fase successiva, hanno tentato una strada che si basa sulla ingegneria genetica, per cercare una terapia efficace, che ora fa ben sperare. E non nascondono il loro entusiasmo: secondo il presidente dell'Iss Enrico Garaci "grazie a questa ricerca siamo molto vicini ad una terapia contro gli stadi avanzati del cancro alla prostata".
La svolta è rappresentata proprio dalla comprensione della funzione chiave esercitata dai due geni: "Se i due microRna-15a e microRna-16 vengono reintrodotti nelle cellule tumorali che li hanno perduti, queste cellule smettono di crescere e vengono distrutte" ha spiegato Ruggero De Maria, direttore del dipartimento di Ematologia, Oncologia e Medicina Molecolare dell'Iss, che ha guidato lo studio insieme a Desiré Bonci. Per i ricercatori, somministrando queste due molecole, si può arrivare ad una cura, come è stato dimostrato in esperimenti di laboratorio su animali. "La possibilità di curare tumori aggressivi della prostata tramite la somministrazione di questi piccoli micro-Rna è stata confermata in test su animali di laboratorio, e con questo bagaglio di conoscenze il cancro della prostata potrà essere sconfitto", dice ancora De Maria.

Ora gli scienziati si stanno concentrando sul passo successivo, quello per mettere a punto il modo migliore per reintrodurre questi micro-Rna nelle cellule; poi si passerà ai test sull'uomo.
In Italia ogni anno vengono diagnosticati circa 44.000 nuovi casi di tumore alla prostata che sono destinati ad aumentare, considerando il progressivo invecchiamento della popolazione. Negli ultimi quindici anni il dosaggio dell'antigene prostatico specifico (PSA) ha aumentato considerevolmente le diagnosi precoci e le possibilità di guarigione, ma il cancro alla prostata rappresenta ancora oggi la seconda causa di morte da tumore nell'uomo dopo il carcinoma del polmone.
(19 ottobre 2008)

domenica 12 ottobre 2008

Exotic Rain

E nata una stella!,
Es war ein Stern!,
It was a star!,
Il a été une étoile!,
これはスターだった!,
Она была звездой!,
Se trata de una estrella!,
Guagliù chist'è nu mostro!

Matt Rach

La grande democrazia del web passa anche attraverso You Tube. Matt Rach,eccezionale chitarrista-ragazzino, sta facendo la sua fortuna facendosi conoscere grazie al web e al network sociale You Tube.

mercoledì 1 ottobre 2008

P2p, disoccupata batte le major

Tutto da rifare per le case discografiche: Jammie Thomas,
era stata sanzionata di 222mila dollari per violazione copyright

P2p, disoccupata batte le major
non dovrà pagare la supermulta

Un giudice del Minnesota dà ragione alla donna
"Bisogna dimostrare che lo scambio sia avvenuto"

di ALESSANDRO LONGO

P2p, disoccupata batte le major non dovrà pagare la supermulta
I DISCOGRAFICI americani hanno perso la causa più importante per la lotta al peer to peer e adesso per loro è tutto da rifare: Jammie Thomas, 30enne disoccupata che era stata condannata a pagare 222 mila dollari per violazione del copyright, non dovrà più farlo. L'ha deciso Michael Davis, giudice distrettuale del Minnesota, dov'è stato dibattuto il caso.

Alla base della sentenza, un motivo che fa crollare il castello costruito finora per la lotta al peer to peer pirata: "Rendere disponibile" ("making available") un file su rete peer to peer - sostiene il giudice- non significa che quel file sia stato in effetti scaricato da altri e che quindi sia stato distribuito. È un reato distribuire il file protetto da copyright, non il semplice metterlo in condivisione (l'intenzione di reato non è perseguibile).

Tutto quanto significa che ora Riaa (l'Associazione discografici americani, che aveva denunciato la donna) avrà l'onere della prova: dovrà dimostrare che lo scambio di un file protetto da copyright è in effetti avvenuto. Non basta provare che l'utente l'ha condiviso su reti peer to peer.

Per Jammie Thomas è una notizia di quelle che ti cambiano la vita: la donna, che si mantiene grazie agli assegni sociali, non aveva certo i mezzi per pagare la super multa (pari a 9.250 dollari per ogni file condiviso). Ma è anche una notizia che cambia lo scenario del confronto tra detentori di copyright e utenti di peer to peer. La sentenza è storica perché la multa a Jammie Thomas era il solo caso di vittoria dei detentori di copyright in un processo del peer to peer.

La giurisprudenza, a riguardo, ricade così nell'incertezza. Riuscire a portare in tribunale la prova dello scambio può essere peraltro impresa molto difficile (se non impossibile). Prova dello scambio potrebbe essere memorizzata nel programma peer to peer utilizzato e ottenibile quindi con il sequestro del computer. Non tutti i programmi memorizzano questi dati, però, e comunque l'utente può fare in modo di cancellarli.

I dati possono essere anche nel log (nel registro) del server utilizzato per lo scambio. Ed essere quindi ottenuti tramite il sequestro del server, cosa non facile però se è posto all'estero. Non è detto inoltre che il log ci sia e sia valido ai fini del processo (potrebbe aver registrato il traffico degli utenti in modo anonimo). Ci sono inoltre programmi peer to peer che permettono di scambiare file senza server di mezzo (per esempio eMule su rete Kad).

"Non mi risulta che in Italia qualcuno sia stato mai condannato dopo un processo completo, per aver fatto peer to peer per scopi personali", dice Andrea Monti, avvocato tra i massimi esperti della questione. Molti hanno pagato la multa perché hanno patteggiato (da 51 a 2.065 euro, secondo la normativa italiana). Altri hanno subito un decreto penale di condanna (come capitato a settembre due utenti della rete peer to peer Direct Connect), a cui hanno poi rinunciato a opporsi. In entrambi i casi, però, si tratta di decisioni precedenti a un effettivo processo dibattuto.

"Gli utenti hanno accettato di pagare perché affrontare un processo di questo tipo costa anche 20-30 mila euro tra spese legali e di consulenza. Molto più di quanto si rischi di multa se si patteggia", aggiunge Monti.

Sarà anche per la difficoltà ad avere vittoria certa in un processo, che i detentori di copyright stanno provando diverse strade per la lotta al peer to peer. Per esempio, la via di far bloccare certi siti oppure di ottenere leggi che obblighino i provider a cancellare gli abbonamenti Internet degli utenti peer to peer. Anche queste sono però strade in salita: è stato appena sospeso il blocco a Pirate Bay; l'Europarlamento qualche giorno fa ha bocciato le politiche anti-peer to peer contenute nel pacchetto di riforma della normativa tlc e ispirate da alcune procedure ideate dal governo francese.

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